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La resa dei conti. E’ il titolo di un editoriale che scrivemmo a luglio, ma che sta tornando di grande attualità in questi giorni. La situazione del Vicenza calcio è ormai arrivata ad un punto di non ritorno, nemmeno l’attuale proprietà ormai può più negare che in questo modo non si può più andare avanti. La struttura societaria sta crollando su se stessa, non c’è più niente che la possa sostenere. I tifosi sono giustamente inferociti per l’ennesima stagione a dir poco negativa, il clima che si respira attorno alla squadra è insostenibile per dei giocatori che hanno mostrato di non avere grinta, personalità, determinazione per riuscire a sterzare da una situazione senza al momento via d’uscita. Il tutto è chiaramente una conseguenza di quanto seminato in questi anni, dei non progetti, del non costruire mai niente in prospettiva, dell’agire pensando al massimo al giorno dopo. Cose che sosteniamo da anni e che adesso nessuno può più negare. Un quadro creato da chi in questi anni ha comandato, ha dato le indicazioni di come procedere, senza pensare che la direzione era quella di finire inevitabilmente nel baratro.

Il Vicenza dell’era Cassingena si può paragonare ad una società che al momento dell’acquisto era in condizioni sufficienti, ma che aveva bisogno di qualche correttivo, di qualche aggiustamento per renderla di nuovo competitiva. Il primo errore è stato quello di pensare che invece non c’era bisogno di fare niente, lasciando andare ad un progressivo degrado tutta la struttura stessa. Senza nessun investimento, anzi andando a depauperare il patrimonio esistente come nel caso della vendita del centro tecnico di Isola Vicentina ad una società “vicina” come la River Srl. Il secondo errore, ancora più grave, è stato quello di non capire che il Vicenza calcio si poteva vendere e limitare i danni dopo aver finito di pagare le rate di acquisto all’Enic. A parte che da quel momento si sarebbe dovuto cominciare ad investire sulla squadra, cosa ovviamente mai avvenuta, il Vicenza calcio a quel tempo aveva un indebitamento ancora sotto controllo e una serie di offerte che avrebbero permesso all’attuale proprietà di rientrare in parte di quanto speso per l’acquisto. Peccato che le richieste che venivano avanzate da via Schio fossero assolutamente fuori mercato e che di conseguenza tutti coloro che si avvicinavano al Vicenza calcio facessero un rapido dietro front. Gli anni sono trascorsi con il valore della società biancorossa che si è progressivamente azzerato, anche in considerazione di una situazione debitoria che invece ha tenuto un andamento opposto.

Adesso chi prende in considerazione l’idea di acquisire il Vicenza calcio chiede che il totale ammontare dei debiti venga preso in carico dall’attuale proprietà, andando inoltre a valutare la gloriosa società berica per quel che vale adesso, cioè poco per non dire quasi nulla. E qui i problemi si concentrano tutti sul come possa essere garantito il pagamento dei debiti attuali, perché è normale che chi intende acquistare voglia avere precise garanzie. A riguardo il quadro si fa fosco, mai sono arrivate risposte chiare e convincenti, tanto che il problema è di grande attualità e rappresenta l’ostacolo più grande da superare per chi intende acquistare. Ma quanto chiede adesso l’attuale proprietà per cedere il Vicenza calcio? Nonostante i soliti “patti di riservatezza” qualcosa negli ultimi giorni è trapelato. La richiesta avanzata da via Schio sarebbe di circa due milioni con l’impegno di assumersi la totalità del monte debitorio. Tralasciando i dubbi sul come l’attuale proprietà si possa far carico del pagamento dei debiti della società, la domanda che sorge spontanea è la seguente: a queste condizioni quante possibilità ha il Vicenza calcio di essere ceduto? Poche, a nostro avviso, soprattutto se si pensa che a pochi chilometri da Vicenza la cessione è avvenuta con un impegno a pagare da parte del venditore, non dell’acquirente,  di svariati milioni di euro nei primi due anni della gestione della nuova proprietà. Il perché accadano queste cose è presto spiegato. Una società di calcio in questo momento non è certo un buon investimento ed è normale quindi che chi acquista voglia quasi essere tutelato per il “rischio” che decide di intraprendere, togliendo allo stesso tempo le castagne dal fuoco a chi vende. Ma se non passa la mano, come può andare avanti questa proprietà?

Purtroppo la nuova stagione è iniziata con i soliti problemi che si sono ripresentati puntualmente perché, altra grave deficienza di questa gestione, gli errori commessi mai sono serviti da lezione per evitarli in futuro. La squadra gioca male, è in difficoltà, i giocatori mostrano lacune tecniche e caratteriali imbarazzanti, e non si sa se ridere o piangere nel vedere che chi va via da Vicenza riesce a tenere, dovunque vada, un rendimento molto migliore. Il quadro di ogni anno è questo e, a voler leggere nel futuro, non vorremmo che se domenica a Bergamo andasse male a pagare fossero Giovanni Lopez e il suo staff. Sarebbe un film già visto, un non assumersi le proprie responsabilità e addossarle come già avvenuto negli anni passati agli altri. Per poi magari rischiare di rivivere anche un Lopez – mister x – Lopez, così come fu per Viscidi – Bellotto – Viscidi, o Maran – Sonetti – Maran. Sarebbe forse troppo, ma c’è qualcuno pronto a scommettere che al peggio ci sia fine?

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2 Commenti

  • boschetti antonio ha detto:

    Disamina lucida e veritiera, come sempre. Non sono d’accordo con l’ultima parte: personalmente comincio a credere che anche Gianni (Lopez) e il suo staff qualche colpa l’abbiano. Vedere giocatori che arrancano dal punto di vista fisico significa che qualcosa non è andato e/o non và nella preparazione atletica. D’accordo che è la testa che fà muovere le gambe, però non solo quella, c’è anche proprio il fisico che deve essere allenato e qui sembra che qualche lacuna da questo punto di vista ci sia. Và bene che far pagare a Lopez errori di altri non sarebbe solo inguisto, ma deleterio da ogni punto di vista, però bisogna che anche la guida tecnica a questo punto tenti qualcosa., invece sembra che anche Lopez si sia, come dire, “perso” nel grigiore. Vero che gli uomini che hai sono questi, però bisogna anche avere il coraggio di tentare di battare altre vie che non siano quelle che sinora non hanno portato a niente. Mi riferisco principalmente al Tir: è chiaro che è in difficoltà sotto tutti i punti di vista, allora perchè insistere? E’ solo un esempio. Per carità non voglio scaricare tutte le colpe su Lopez, nè metterlo in discussione, come detto, però non si può prescindere anche da questo aspetto: è uno sprone ed un invito a Gianni a scrollarsi di dosso paure e yimori e a non guardare in faccia nessuno, anche se le responsabilità principali e più gravi sono nella palazzina di Via Schio.

  • Gab ha detto:

    Ma, posto pure che la società è inesistente e la squadra modesta*, è mai possibile che si vada in affanno persino quando c’è da battere un FALLO LATERALE? Nessuno lo nota? Palloni persi in modo demenziale a dieci, venti metri dalla porta**, solo per aver battuto punizioni e rimesse a favore con sufficienza, senza grinta, e forse senza neanche ben sapere cosa fare. Nessun giornalista che chieda conto a mister Lopez di questo? L’allenatore ha certo molte attenuanti, ma queste cose sono di sua competenza.

    ** guardate come D’Elia riesce a rischiare da fallo laterale al 3° minuto di gioco contro la pro patria. Ed è solo uno dei mille esempi. Ma vi pare normale?

    Poi ci raccontano nel dopo-partita che hanno subito gol “su una ripartenza”… quando basta guardare le immagini per capire che non c’è stata alcuna ripartenza, bensì palloni regalati in modo demenziale a venti metri dalla porta (guardate il secondo gol di Como). E nessun giornalista che faccia notare questo ai giocatori…

    * ora mr.Lopez nelle interviste dice che “la squadra che abbiamo è questa, con tutti i suoi limiti”. Vero. Ma era lo stesso Lopez che a fine mercato dichiarava: “abbiamo deciso di non prendere un’ulteriore punta e un ulteriore difensore centrale, per non snaturare un gruppo assieme da settimane su cui crediamo”. Anche allora la squadra “era quella”, mister. E un Giosa in più oggi servirebbe assai.

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