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Il talento calcistico si trasmette con il DNA di padre in figlio, come accade per il colore degli occhi e dei capelli? A questa domanda sembrano aver risposto in tanti … Valentino e Sandro Mazzola, Cesare e Paolo Maldini, Bruno e Daniele Conti, Gianfranco e Gianmarco Zigoni, Andrea e Matteo Mandorlini, Maurizio e Simone Ganz, tanto per citarne qualcuno. Anche a casa nostra abbiamo conosciuto dei casi analoghi, ricordo fra tutti Bruno e Roberto Anzolin, Gianluigi e Gianluca Savoldi, Roberto e Luca Antonelli, Aladino e Mattia Valoti, Gianluigi e i due figli Luca e Nicola Rigoni, Adriano e Bianca Bardin, Giuseppe e Tommaso Lelj.

Per tornare ai giorni nostri, da circa una settimana è stato aggregato alla squadra del Vicenza, in ritiro per la preparazione estiva a Fai della Paganella anche Diego Otero, figlio dell’indimenticabile (e indimenticato) Marcelo.
E’ uno spettacolo vederli insieme. Dei due, è Diego quello che sembra il padre… serio, riflessivo, disciplinato e molto educato. Marcelo invece non ha mai perso quei lampi irrequieti negli occhi azzurri e ha mantenuto anche nella perfetta forma fisica un aspetto quasi adolescenziale. Al di là e al di sopra della questione sentimentale che ci lega al figlio dell’amatissimo “avioncito” vi è un indubbio valore nel ragazzo di Montevideo, arrivato ad appena due anni a Vicenza con la famiglia. Per quattro anni qui all’ombra della basilica Palladiana, ha vissuto la splendida cavalcata della banda Guidolin con gli occhi pieni di meraviglia tipici di tutti i bambini, innamorandosi subito di Vicenza e del Vicenza di suo padre, tanto da desiderare sopra ogni cosa di tornare per vestire la gloriosa casacca biancorossa. Dicono che il ragazzo sia bravo, magari un po’ lento, come molti giocatori sudamericani che devono ancora prendere confidenza con il calcio italiano.

Prima di rimandarlo a casa teniamo ben presente che nel calcio una delle componenti che fanno la fortuna di un calciatore e della squadra in cui gioca è la fame di vittorie. La bella favola dell’Islanda agli Europei ci deve pur aver insegnato qualcosa… meglio un giocatore sconosciuto, magari meno dotato ma con grandissime motivazioni di un collega più famoso e con più tecnica, che gioca solamente per il tornaconto economico. In un contesto della storia calcistica che ci offre solamente desolanti immagini di giocatori prezzolati che passano indifferenti da un club all’altro senza mai legarsi veramente ai colori sociali (l’elenco è lungo… cito Higuain per tutti), il sorriso che trabocca di orgoglio di Diego Otero con la maglia del Lane fa bene al cuore. La trasmissione di un valore da padre in figlio – qualunque esso sia – significa voler proiettare nel futuro un sentimento o un’ideologia per cercare di renderlo eterno. Perché non vada perduto nell’oblio o nell’incuria.

Diego Otero ci ha portato dall’Uruguay un messaggio forte e chiaro. Nonostante tutte le tribolazioni e le delusioni sofferte da noi tifosi nella storia recente il nostro Lane è ancora capace di generare amore, entusiasmo e passione anche a chi vive a migliaia di km di distanza, al pari dei più grossi club metropolitani.
Abbiamone cura e rispetto, non tutto si può comprare con Mastercard.

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