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Serata di festa e di ricordi al palazzetto di Vicenza per la celebrazione dei 116 anni di storia del Vicenza Calcio, promossa dal patrocinio di Vicenza, dall’AIC e dall’emittente televisiva Tva.
Esordio della serata, presentata da Sara Pinna e Gianni Grazioli, dedicato alla presentazione degli ospiti, da Nevio Scala a Francesco Guidolin, da Paolo Rossi a Roberto Baggio. Presenti sul palco anche Pieraldo Dalle Carbonare, il sindaco Achille Variati e Sergio Vignoni, quest’ultimo per l’illustrazione dell’Almanacco che, assieme al direttore generale dell’AIC, ha voluto creare e dedicare a Morosini: “Piermario amava Vicenza e ora ho capito perché. Sarebbe voluto tornare”ammette il cugino del giocatore mancato nel 2012. Nel parterre, oltre alla formazione biancorossa al gran completo, presenti Toto Rondon, Nando Gasparini, Stefano Civeriati, Fabio Viviani, Mimmo Di Carlo, Massimo Briaschi. E anche Mondini, Schwoch, Lelj, De Petri, Mascheroni, Mazzeni, Montani, Nicolini, Lucchetti, Messersi. Si parte con un excursus condito di immagini e un videomessaggio di Luis Vinicio, poi prende parola Paolo Rossi: “Pochi secondi per dire quanto Vicenza sia nel mio cuore, non si può non amare Vicenza. Dai tifosi, alla città: questa è una società nobile, ho avuto il piacere di stare in provincia e la provincia per me è il sale della vita. Il mio calcio era più romantico, c’era una attaccamento alla maglia che oggi non c’è. Vorrei ricordare G. B. Fabbri e Giancarlo Salvi”. Viene interpellato Baggio: “Pur di vedere il Vicenza giocare facevo in bici la strada da Caldogno con il male alle gambe, ma per il Vicenza questo e altro. Il sogno era di sperare di entrare in quel rettangolo verde e poter indossare quella maglia. Giocare per la squadra della tua città era qualcosa di magico. A 15 anni mi allenavo con la prima squadra e andavo in curva a tifare, un mix di emozioni impresse. Da professionista guardavo la squadra per cui giocavo, credo sia normale. Ho un grande rammarico, quello nel 2000 quando avevo espresso il desiderio di tornare a casa dopo la fine del contratto con l’Inter ma qualcuno non ha pensato di contattarmi e sono finito al Brescia. La situazione attuale? Non amo rilasciare dichiarazioni di alcun genere, preferisco non esprimermi così ho sempre ragione (e dire ndr)“. Qualche battuta anche per Francesco Guidolin: “Ho visto giocare Maraschi, Vinicio ed erano delle domeniche fantastiche. Era dura andare a vincere a Vicenza. Ringrazio i miei giocatori perché è grazie a loro se sono diventato un allenatore di una certa importanza”. A seguire Di Carlo: “Ogni giorno i nostri dirigenti ci ricordavano di essere umili, noi siamo stati bravi a crederci. Sono convinto che torneremo a fare quello che abbiamo fatto in passato”. Arrivando ai giorni nostri Zanini prima, Giacomelli e De Giorgio poi hanno promesso il massimo impegno, nonostante la situazione difficile che la squadra trascina con sè inesorabilmente anche quando scende in campo. È stato invitato a salire sul palco anche il curatore fallimentare De Bortoli che, però, ha preferito scegliere la via del silenzio.
Una serata trascorsa attraverso postille e aneddoti grazie ai ricordi di grandi ex calciatori, allenatori e dirigenti che hanno scritto pagine indimenticabili di storia biancorossa.

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