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Parlare con la signora Maddalena Zoppello è come essere catapultati di colpo all’indietro nella storia del nostro Vicenza. Sono veramente pochi (purtroppo) i tifosi che custodiscono ancora memoria degli anni del secondo dopoguerra, quando il nostro amato Menti si chiamava ancora Stadio Comunale ed era da poco stato ricostruito dopo i bombardamenti da parte dei B 24 dell’Aviazione Americana nella funesta giornata del 14 maggio 1944.

La signora Maddalena ricorda bene il vecchio Stadio Comunale, senza le due curve e con il campo circondato dalla pista di atletica. Era una ragazzina di quindici anni e a quell’epoca erano molto rare le presenze femminili durante gi incontri casalinghi. Guardatevi le vecchie foto, solo uomini in giacca e cappello. Ma nella sua famiglia per fortuna c’erano tre fratelli tifosi e non fu difficile convincerli a farsi portare con loro. Era il lontano 1947 e da Longare si andava e si tornava in bicicletta per arrivare a Vicenza. Sembrano racconti del romanticismo ottocentesco, che oggi possono magari farci sorridere, eppure per tanta gente a quell’epoca venire a vedere il calcio in città rappresentava un vero e proprio viaggio con ogni mezzo disponibile e con qualsiasi tempo meteorologico.

Prima con i fratelli, poi con gli amici, la signora Maddalena cominciò a frequentare assiduamente le partite fino al 1951, quando si sposò e si trasferì da Longare a Recoaro. Smesse le vesti di tifosa si dedicò solamente alla famiglia e ai tre figli, Gianni, Tiziano e Giorgio. Dopo sessant’anni di matrimonio, rimasta vedova, cercò di scacciare la solitudine occupando il tempo libero con nuovi interessi: i nipoti, l’Università degli Anziani e il suo primo grande amore … il Vicenza.

Il figlio Giorgio, anche lui grande tifoso, da cinque anni l’accompagna a tutte le partite casalinghe in curva sud, verso il lato della curva azzurra. Ormai con questa lunga frequentazione si è formato un gruppo di amici della zona di San Pietro in Gù e Isola Vicentina che fanno riferimento al Gruppo Facebook “gli Amici del Menti”

La signora Maddalena, seduta al suo solito posto in gradinata, avrà sicuramente pensato a quanto sia cambiato il nostro Vicenza a distanza di più di sessant’anni. Un tempo orgoglio e vanto di città e provincia, fino ad arrivare all’insopportabile scempio degli ultimi campionati. Un preziosissimo patrimonio storico, culturale e sportivo calpestato e ridicolizzato fino al tristissimo epilogo del fallimento dichiarato in gennaio.

“Approfitto dell’occasione per ringraziare il signor Renzo Rosso, che ha permesso ai tifosi biancorossi di poter tornare a vedere il nostro Vicenza. Ho 86 anni compiuti … il mio sogno è quello di rivedere la mia squadra del cuore giocare nel calcio che conta. Non si può andare allo stadio, soffrire ed essere umiliati come è successo negli ultimi tempi … non può succedere a noi che abbiamo scritto la storia del calcio veneto. E se mi permette di esprimere un desiderio, visto che è sempre stato il mio giocatore preferito, vorrei chiedere a Stefano Giacomelli di regalare a questa tifosa vecchia di età ma giovane di cuore la sua maglia autografata. Mi farebbe davvero tanto piacere.”

E a proposito di Giacomelli …. il figlio Giorgio mi racconta di aver incontrato mercoledì scorso in una pizzeria sull’Altopiano di Asiago, il grande ex biancorosso Albano Vicariotto classe 1932, con un passato di calciatore ad altissimo livello anche nel Milan, nel Torino e nel Palermo,che ha accettato volentieri di farsi fotografare con una moderna maglia numero dieci. Il buon Albano giocò nel Vicenza dal 1947 al 1950, proprio gli anni in cui Maddalena era una delle pochissime tifose biancorosse presenti allo Stadio Comunale.

Un bell’intreccio di storie, non c’è che dire.

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