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La vile aggressione ai danni dei tifosi biancorossi al termine di Brescia-Vicenza ha provocato, com’era lecito attendersi, numerose reazioni. Non tutte comprensibili e positive, in realtà, rimane inspegabile l’assordante silenzio con cui molti media nazionali hanno seppellito l’episodio. Il racconto che segue è di Emanuele Arena, presidente del Club biancorosso Ponte di Nanto. È una lucida testimonianza di ciò che è successo, lo pubblichiamo nella speranza che valori come rispetto, tolleranza e lealtà, nello sport come nella vita, tornino ad avere adeguata considerazione e che sciagurate azioni di guerriglia urbana cui abbiamo assistito anche noi di biancorossi.net non abbiano a ripetersi. Mai più.

Gioia, energia, entusiasmo, colori e bandiere. Questi i tanti ingredienti che i tifosi biancorossi hanno miscelato al momento della partenza dallo Stadio Menti in un non qualsiasi martedì pomeriggio. Un breve viaggio fatto anche di tensione, la stessa che non vivi da anni quella che provi quando sai di avere tra le mani un’opportunità che non vorresti fallire. Si va a Brescia dove tutto è possibile, dove una vittoria ti santifica e una sconfitta ti sconsacra. E non pensi ad altro. La partita? Non c’è stata. Se Andrea Cocco gonfia la rete dopo un minuto, cosa sarebbe accaduto nei restanti ottantanove?! Battuta di arresto e arbitro che aggrava l’inatteso esito sportivo. L’ho sempre sostenuto nelle ultime settimane, il cammino verso il sogno verrà deciso da noi stessi e dalla discrezione del sistema arbitrale. Detto, fatto: nessuna tolleranza e decisioni che si percuoteranno nelle prossime partite. Come un arbitro decide la disciplina in un campo di gioco, allo stesso modo le forze dell’ordine la decidono fuori.

Ma faccio un passo indietro. Arriviamo allo Stadio Rigamonti e i tornelli non funzionano, gli steward non si preoccupano minimante di controllare un solo zaino. Che siano segnali premonitori? Forse sì, anzi togliamoci il dubbio. Lo saranno.

Segnali che ci fanno capire come poteva rivelarsi pessima la gestione e il controllo per la sicurezza in una partita di altissimo rischio. Così è stato. E’ bastato attendere un’ora dal fischio finale e lo abbiamo provato sulla nostra pelle.

Ripartire da Brescia col morale a terra ma già pensando positivo per la prossima partita. Noi siamo così, un popolo di sognatori e speranzosi. Chi non sogna è morto. Noi, biancorossi, si sa che siamo immortali!

Accade ciò che non ti aspetti o meglio che non auguri a nessuno. I primi pullman che ripartono vengono accompagnati – ripeto, accompagnati e non scortati o protetti – da qualche timido agente in moto di servizio che si preoccupa per bloccare il traffico della città per facilitare il nostro percorso verso l’autostrada. Nemmeno loro se lo sarebbero aspettati.

Fumogeni rossi che invadono la rotatoria, tanto fumo, sagome incappucciate e spiritate che assaltano i pullman uno dietro l’altro: mazzate, pietre, non si vede più nulla ma le botte le senti da tutte le parti. Il resto? Lo abbiamo visto, letto, raccontato, fotografato e commentato. Quello che però non si può più leggere e che si fa fatica a descrivere è lo sgomento di quegli attimi. La paura per un bambino di dodici anni, che invece ha reagito come un leone!

Non si può avere il terrore di andare a vedere una partita di calcio, non si può non essere protetti e tutelati dalla polizia di stato. Ci hanno lasciato in pasto ad una cinquantina di delinquenti, a cui evidentemente non interessava nulla del risultato in campo. Gente che vive di questo auto celebrandosi di idiozia e cattiveria. Noi no, che la passione la sentiamo dentro. Noi no, che talvolta viviamo di ricordi ma soprattutto di ambizioni. Noi no, che ci arrabbiamo ma sappiamo gioire. Noi no, che vinciamo o perdiamo da sportivi per i nostri colori. Hanno colpito i nostri pullman hanno ferito i nostri occhi ma non sono riusciti a percuotere la nostra passione. La stessa passione cha accomuna qualsiasi tifoso vicentino, di un club o di tifo organizzato, chi viene o chi non viene allo stadio, piccolo o grande che sia. Perché la storia siamo noi e nessuno la può fermare. Nemmeno davanti a tanto sgomento.

Tutti allo stadio, comunque vada, più forti di prima e con il Lane nel cuore!

Emanuele Arena

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net

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