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Per l’intervista di questa settimana ci spostiamo in quel di Parma per incontrare uno dei tifosi lontani di lungo corso, il nostro amico Renato Gaeta.

Buongiorno Renato, oggi tocca a te raccontare la tua storia di tifoso lontano. Considerata la tua lunghissima militanza biancorossa, con te posso permettermi di andare molto indietro nel tempo. Qual è il primo ricordo che ti scatta nella mente con la parola Lanerossi Vicenza?
Era la domenica pomeriggio del 20 aprile 1958, avevo quasi sette anni, quando per la prima volta entrai con emozione allo Stadio Romeo Menti, accompagnato da mio zio, grande sostenitore del Vicenza; raggiungemmo una tribunetta allora ancora in tubi innocenti al lato sinistro della tribuna centrale. Si giocava Lanerossi Vicenza–Roma. Fu il mio “imprinting biancorosso”. La partita si concluse con la vittoria del LR Vicenza per 3–1. Da quel giorno il mio cuore è biancorosso.

So che sei molto impegnato nel settore sportivo, in particolare nel rugby. Vuoi raccontarci di che cosa ti occupi?
Dopo un lunga carriera manageriale in multinazionali italiane e straniere, mi occupo in questa fase matura della mia vita di organizzazione di corsi di formazione per manager in ambiente sportivo, cioè portiamo i manager in campo di gioco e non in aula, utilizzando la metafora di alcune discipline sportive per poi applicarla alle regole aziendali. In particolare per fare team building, proponiamo il rugby, che è il miglior esempio di gioco di squadra. Nel rugby si dice che “l’ultimo che passa la palla è il primo sostegno del compagno”: sembra un concetto rivoluzionario, ma consentirebbe di avere maggiori occasioni di successo in ogni ambito della vita .

Un bell’esempio di fede biancorossa. Hai mai pensato di mollare e di dedicarti in toto al rugby?
La fede biancorossa rimane e rimarrà intatta ma vorrei che il calcio o football game, come era chiamato in Inghilterra questo gioco e dal quale nel 1823 è nato il “football rugby game”, prendendo il nome dal college della cittadina britannica di Rugby, recuperasse quei valori di sportività, lealtà, rispetto dell’avversario, degli arbitri e del pubblico, che caratterizzano il rugby. Il calcio che vidi e ammirai in quei primi anni al Menti conservava i valori del rugby .

I telecronisti dei mondiali in Brasile hanno più volte evidenziato che la crisi del calcio italiano è generata dalla scarsa valorizzazione dei ragazzi delle nostre squadre giovanili e dall’uso esasperato di stranieri nei grossi club di serie A. Un tempo era la Nobile Provinciale a coltivare le cosiddette squadre satelliti da cui attingere giovani talentuosi. Oggi, nonostante i buoni risultati del nostro vivaio, l’Hellas, il Chievo, il Padova, il Cittadella e persino il Bassano stanno rosicchiando il bacino di reclutamento biancorosso. Ma la maglia biancorossa non è più un simbolo in grado di far innamorare i giovani?
Ho avuto la fortuna e il privilegio di seguire il Lanerossi Vicenza per vent’anni in Serie A, e per i ragazzi e giovani vicentini e veneti di quel periodo era un ambìto punto di riferimento, tutti avremmo voluto indossare la maglia biancorossa. Devo anche dire che almeno a Vicenza a quei tempi c’erano meno alternative di sport di oggi. Per alcune generazioni di giovani mancano le vittorie e le epiche imprese, tutti noi cerchiamo un esempio di eroe nello sport. Il Vicenza o la Nobile Provinciale era un’eroica rappresentanza che sapeva confrontarsi con le grandi squadre e spesso era vincente. Solo il periodo del così detto “Real Vicenza” e il Vicenza di Lopez e Guidolin, hanno saputo rinverdire quei momenti. Ma è passato troppo tempo, purtroppo.

Non molti secoli fa, parlo degli anni settanta, il Vicenza usava come sparring partners per le partitelle di allenamento del giovedì, squadre che ora militano in serie A e serie B, tanto per non fare nomi Chievo e Cittadella. Ora assistiamo all’ascesa vertiginosa di società medio-piccole e al triste declino dei club blasonati che hanno fatto la storia del calcio veneto: penso al Vicenza, al Padova, al Venezia, alla Triestina. Secondo te che cosa è cambiato per sconvolgere i valori, la geografia e le tradizioni del calcio italiano?
E’ un problema che sta colpendo molti sport e non solo il calcio: i sempre più elevati costi e investimenti necessari per gestire le società sportive,con dall’altra parte la flessione delle entrate delle sponsorizzazioni e della comunicazione pubblicitaria, degli abbonamenti, del ticketing, del merchandising, fa si che ci si avvii ad una suddivisione del mondo sportivo tra i grandi club, che possono attrarre investitori, non solo nazionali, ma anche esteri, perché hanno maggiore seguito e visibilità mediatica e piccole società di centri minori, che sulle ali dell’entusiasmo riescono a raccogliere l’interesse del territorio circostante sia a livello economico che di partecipazione. Le società che si trovano, come il Vicenza, (pur avendo tra città e provincia, circa 900.000 abitanti e pur essendo la quarta provincia più industriale del Paese), non sono sufficientemente attrattive per gli investitori. La mancanza poi di uno stadio di terza generazione (multifunzionale) di proprietà delle società, rende il tutto ancora più complesso. Può esserci infine anche un inaridimento dei vivai del Triveneto, che storicamente ha fornito giocatori a tutte le società e alla Nazionale. Forse c’è meno “fame” e meno voglia di sacrifici di dover rimanere lontani da casa per emergere.

A guardare il probabile girone della Lega Pro dove giocheremo il prossimo campionato ci sono diverse trasferte che qui si possono fare tranquillamente in bicicletta. Forse è il segno che è finita l’egemonia delle vecchie squadre venete, polverizzate in diversi club più piccoli, gestiti da presidenti danarosi che si stanno dando parecchio da fare?
E’ sempre un problema economico-finanziario, è preferibile partire da categorie inferiori con investimenti misurati e poco indebitamento e poi puntare ad avanzare di categoria , piuttosto che acquistare un club più blasonato, ma altamente indebitato. Il problema per i piccoli club arriverà dopo, quando dovranno strutturarsi e raggiungere un corretto equilibrio tra risorse disponibili e investimenti. E qui bisogna sperare di trovare dirigenti e proprietà oculati e non velleitari e speculatori .

Ci puoi regalare il tuo “momento perfetto”, l’episodio che stigmatizza meglio la tua passione biancorossa?
All’epoca lavoravo in una multinazionale anglo-olandese e tra i colleghi di varie nazionalità, avevo alcuni brasiliani; ebbene quel campionato lo sentii un “momento perfetto”, con il capocannoniere vicentino Paolo Rossi, che tutti ammiravano e lodavano.

Giocatore e allenatore preferiti e perché.
Ammirai per la sua capacità di vero centravanti, Luis Vinicius de Menenez, meglio conosciuto come Vinicio. Ricordo come la sola sua sola presenza nell’area avversaria facesse tenere in forte trepidazione le difese, anche di grandi e blasonati club. Come allenatore senz’altro il “filosofo” Manlio Scopigno, per la sua capacità di fare squadra, con un grande rispetto dei giocatori e con una grandissima umanità.

Anche a te Renato, chiedo di stilare la formazione della tua squadra ideale di tutti i tempi.
Mi scuso , se non ricordo bene i rispettivi ruoli, ma tra le varie formazioni che avrei voluto vedere giocare , propongo la seguente: Galli, Lelj, Savoini, Lopez, Sartor, Guidetti, Di Carlo, Ambrosini, Vinicio, Rossi, Filippi .

Vuoi lasciare un messaggio a mister Lopez e ai ragazzi in procinto di partire per la preparazione estiva di Andalo?
Suggerirei alcune regole, che traggo dal rugby e che cerco di “instillare” ai manager:
-l’ultimo che passa la palla, diventa il sostegno dei compagni,
-avanzare sempre con continuità, anche quando si vince,
-comunicare tra colleghi, in campo e fuori,
-si vince e si perde insieme,
-creare il “rituale” del terzo tempo a fine partita con i compagni, allenatore, staff. Serve a ridurre le tensioni e a capirsi meglio.
-le squadre di valore hanno una identità e personalità riconosciuta sia nei momenti positivi, sia in quelli negativi.
E soprattutto: forza e coraggio. Ricordiamo la nostra storia per un futuro vincente.

Grazie di cuore Renato, una delle prime amichevoli estive sarà proprio dalle tue parti, chissà che porti bene…

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