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Sinonimo che il conducente (Dal Canto) ha subito imboccato la strada giusta e che il nuovo mezzo (un Vicenza rivoluzionato dal mercato di riparazione) sta iniziando a girare come si deve. Il colpaccio nel derby, dunque, non è stato un caso isolato e a Brescia i biancorossi, oltre a ripetersi, hanno anche mostrato ulteriori passi in avanti. Vicenza attento, compatto e solido, ma anche più propositivo e, in certi frangenti, più convinto nei propri mezzi.

Quella del Rigamonti è stata una gara quasi perfetta tatticamente, in cui nulla è stato lasciato al caso: dalla fase difensiva attenta – con Milanovic che ha portato quei centimetri che mancavano e un Camisa ritrovato, con Ciaramitaro e Cinelli a fare da schermo davanti alla difesa e con i due attaccanti spesso e volentieri chiamati al ripiegamento e al pressing su Budel, fulcro del gioco bresciano – ad una fase offensiva in cui il 4-4-2 diventava un vero e proprio 4-2-4 – con Semioli e Bellazzini altissimi sui rilanci di Bremec per obbligare Zambelli e Daprelà (tra i migliori interpreti del ruolo in serie B) a restare bassi – limitando la fase di spinta delle rondinelle.

È vero anche che un pizzico di fortuna in più questo Vicenza ce l’ha (pensiamo ai pali di Jorginho e Budel, anche se in questo caso senza la deviazione di Cinelli difficilmente Bremec sarebbe stato superato), ma in un’intera stagione è come una ruota che gira e sin qui, diciamolo, ai colori biancorossi era girata male (tra episodi infelici e decisioni arbitrali quantomeno discutibili). Non appena la condizione di alcuni giocatori salirà, poi, si potrà chiedere ancora di più ai vari Bellazzini (già ottimo, ma senza i 90 minuti sulle gambe), Tiribocchi e Bojinov, dai quali i tifosi biancorossi si attendono gol pesanti in una rincorsa salvezza ancora tutta in salita.

Le vittorie contro Verona e Brescia, infatti, non devono far perdere contatto con una realtà che dice che questo Vicenza è sì vivo, ma ancora virtualmente retrocesso. Guai a togliere l’elmetto, dunque: la “guerra” è appena iniziata.

 

Mai vinto in trasferta. Mai vinto senza subire gol. Mai vinto due partite di fila. Verona e Brescia ancora imbattute sul loro campo. Quanti tabù sfatati in appena sette giorni. Se da un lato è vero che i numeri non sono tutto, dall’altro è altrettanto vero che non mentono mai. E quelli del nuovo Vicenza targato Dal Canto dicono 6 punti in tre giornate. Sinonimo che il conducente (Dal Canto) ha subito imboccato la strada giusta e che il nuovo mezzo (un Vicenza rivoluzionato dal mercato di riparazione) sta iniziando a girare come si deve. Il colpaccio nel derby, dunque, non è stato un caso isolato e a Brescia i biancorossi, oltre a ripetersi, hanno anche mostrato ulteriori passi in avanti. Vicenza attento, compatto e solido, ma anche più propositivo e, in certi frangenti, più convinto nei propri mezzi. Quella del Rigamonti è stata una gara quasi perfetta tatticamente, in cui nulla è stato lasciato al caso: dalla fase difensiva attenta – con Milanovic che ha portato quei centimetri che mancavano e un Camisa ritrovato, con Ciaramitaro e Cinelli a fare da schermo davanti alla difesa e con i due attaccanti spesso e volentieri chiamati al ripiegamento e al pressing su Budel, fulcro del gioco bresciano – ad una fase offensiva in cui il 4-4-2 diventava un vero e proprio 4-2-4 – con Semioli e Bellazzini altissimi sui rilanci di Bremec per obbligare Zambelli e Daprelà (tra i migliori interpreti del ruolo in serie B) a restare bassi – limitando la fase di spinta delle rondinelle. È vero anche che un pizzico di fortuna in più questo Vicenza ce l’ha (pensiamo ai pali di Jorginho e Budel, anche se in questo caso senza la deviazione di Cinelli difficilmente Bremec sarebbe stato superato), ma in un’intera stagione è come una ruota che gira e sin qui, diciamolo, ai colori biancorossi era girata male (tra episodi infelici e decisioni arbitrali quantomeno discutibili). Non appena la condizione di alcuni giocatori salirà, poi, si potrà chiedere ancora di più ai vari Bellazzini (già ottimo, ma senza i 90 minuti sulle gambe), Tiribocchi e Bojinov, dai quali i tifosi biancorossi si attendono gol pesanti in una rincorsa salvezza ancora tutta in salita. Le vittorie contro Verona e Brescia, infatti, non devono far perdere contatto con una realtà che dice che questo Vicenza è sì vivo, ma ancora virtualmente retrocesso. Guai a togliere l’elmetto, dunque: la “guerra” è appena iniziata.

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net

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