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Oggi torniamo in Italia e raggiungiamo Stra, in provincia di Venezia, dove vive Andrew Rakas. Questa intervista mi fa doppiamente piacere perché, oltre ad essere un tifoso lontano, Andrew è anche il rappresentante più giovane della folta schiera di coloro che seguono il Vicenza dall’Italia e dall’estero.

Ciao Andrew… allora, da dove cominciamo? Da quello che ho capito, la tua famiglia è una vera dinastia di tifosi lontani sparsa in tutto il mondo.
Potrei cominciare dicendo che la mia famiglia è americana: tutto parte dal nonno, uno dei tanti italo-americani che girava per il mondo, per i vari servizi svolti nelle forze armate… da Trieste, Memphis, Norimberga, Chicago, Livorno fino a finire a Vicenza dove è nato mio papà, che è stato, è, e sarà sempre un grandissimo tifoso del Lane, anche se è stato uno dei più sfortunati tra i fratelli avendo visto tanta serie C con squadre come il Leffe, Fano, Mestre, ma purtroppo pochissima serie A. La Coppa delle Coppe l’ha persa per impegni di lavoro, a differenza dei miei zii, che sono andati a vedere il Vicenza in trasferta a Cesena, Bologna, Milano, Firenze, Pescara, Napoli, Londra, ecc.. Ora lo seguono anche dall’estero da piazze come Dallas e New York, in modo naturalmente più moderato essendo a 4.000-8.000 chilometri da Vicenza.

Molto probabilmente anche tu non resterai in Italia a cercare lavoro. Quali sono le tue aspirazioni e i tuoi sogni per il futuro?
E invece ti contraddico, perché non posso immaginare di stare senza Lane per un periodo troppo lungo! Se dovessi avere proposte di esperienze estere le accetterei, ma per un tempo il più limitato possibile, visto che potrò permettermi di andare con più facilità e più spesso negli Stati Uniti dal momento che sto per diventare cittadino americano. Spero di avere un lavoro che mi permetta di viaggiare e di visitare tutte le più importanti piazze d’Italia ma anche europee. Spero di potermi permettere di seguire tutte le trasferte del Lane, per passione e per dimostrare a tutti che io sono un tifoso serio, che ci tiene alla maglia. Durante questi periodi brutti che vanno avanti ormai da 10 anni, sono naturalmente meno i ragazzi giovani che seguono il Vicenza, ma tutto sommato rispetto ad altre piazze siamo messi molto meglio.

Abbiamo raccontato, in diverse interviste, i ricordi  di chi ha iniziato a tifare negli anni sessanta e settanta, quando il Lanerossi Vicenza era conosciuto in tutta Italia come l’icona del bel calcio di provincia. Quali sono i ricordi belli di un ragazzo giovane come te?
I ricordi più recenti e belli che ho avuto sono state le trasferte di Padova l’anno scorso (vinta 1 a 0) dove alla fine abbiamo ottenuto anche i pantaloncini di Laczkó e di quest’anno con il Pavia con lo stesso risultato, che dopo il gol sono andato ad abbracciare i giocatori, ma si può andare un po’ indietro negli anni… all’ultima partita di Stefan Schwoch e al post-partita, le foto con tutti i giocatori di quell’epoca. Purtroppo “mi pento” di non essere nato negli anni ’60 e ’70, da là sarebbero incominciate tutte le gioie del Lanerossi Vicenza, le trasferte numerose, le vittorie, la Coppa Italia, la Coppa delle Coppe…

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Orgoglio, spirito di appartenenza al gruppo, solidarietà sono valori che hanno ancora un significato nel calcio moderno, alla luce anche dell’introduzione della tessera del tifoso che ha portato diverse spaccature all’interno del tifo organizzato? Tu cosa ne pensi?
In questi tempi difficili bisogna stare tutti uniti e la Sud sta facendo un grandissimo lavoro con una ritrovata compattezza, a differenza dell’anno scorso in cui, voglio dirlo sinceramente, non ero molto d’accordo sulla spaccatura della curva in grandi gruppi. Se andiamo a vedere le foto di Cittadella-Vicenza della scorsa stagione, con la nostra curva divisa mi vengono i brividi. Ma ora sono cambiati i tempi, anche con l’inserimento della tessera del tifoso introdotta da pochi anni, che ha portato un’altra spaccatura in quasi tutte le tifoserie d’Italia. Siamo già un buon numero di presenti allo stadio, ma invito la gente che non viene da tempo perché è in protesta con la società che ci ritroviamo, di tornare allo stadio a vedere i bellissimi colori biancorossi anche in trasferta, sebbene con più restrizioni. Anche se siamo in una categoria minore la fede non retrocederà mai!

Ci hai gentilmente inviato due fotografie, di cui una di te da bambino con il grande Piermario Morosini (la trovate sulla nostra pagina facebook). Cosa ti è rimasto dentro di quell’incontro?
Quel momento è stato molto particolare, quel giorno mi sono fotografato non solo con Pieramario Morosini ma anche con gente come Schwoch, Bernardini, Fortin. Ma dopo quel pomeriggio di Pescara è rimasto un vuoto dentro di me, specialmente dopo aver riflettuto anche sulla triste storia della sua famiglia.

Sulla panchina del Vicenza siede un ex-giocatore molto amato dai tifosi, che è riuscito con un grande e paziente lavoro a riportare la mentalità vincente in un gruppo di giocatori demotivati e spenti.
A proposito di Lopez, devo dire la verità ero un po’ dubbioso di questa scelta, ma mi ha fatto cambiare idea dopo il girone d’andata. Ha trasmesso l’amore e la passione per la maglia biancorossa, naturalmente anche come gruppo quest’anno si va di bene in meglio, e sono fiducioso per il futuro. L’anno scorso la squadra c’era, ma giocavano da “singoli”… di tutto questo bisogna ringraziare mister Lopez!!!

Per chiudere vuoi mandare un saluto ai tifosi e uno in particolare a Mister Lopez che sia un porta fortuna per il prossimo impegno di domenica?
Colgo l’occasione per salutare tutti i tifosi biancorossi, anche la squadra e mister Lopez con l’augurio di continuare così. Anche se le cose dovessero andare male, comunque si potrebbe guardare indietro ed essere orgogliosi di quello che si è fatto … almeno fino ad adesso! E ora sotto con il Sudtirol. Ci vediamo domenica, sempre forza Lane!

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