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La settimana scorsa abbiamo pubblicato la foto del piccolo Jacopo, oggi incontriamo papà Michele, uno dei pilastri del tifo lontano, che vive a Bollate in provincia di Milano, paese dell’hinterland milanese che ha dato i natali all’ex biancorosso Davide Belotti.

Ciao Michele! Innanzitutto devo farti i complimenti, la foto di tuo figlio con la maglietta del Lane ha letteralmente spopolato su Facebook. A questo proposito, ho sempre pensato che sia proprio un’immagine come quella -che evoca la trasmissione dell’amore per la squadra del cuore di padre in figlio- il miglior incentivo per il tifoso a non mollare mai, anche nei momenti più bui.
Hai ragione! Jacopo è un bimbo bellissimo e con la maglia del Lane raggiunge la perfezione! Sarà difficile fargli mantenere i nostri colori addosso, ma ci proverò con tutte le mie forze! Come ha fatto a suo tempo mio papà, che mi ha trasmesso la malattia, quella del Lane. Ci siamo trasferiti a Bollate non appena sono nato, 52 anni fa, ma un week end sì e uno no si tornava dai parenti, guarda caso in concomitanza con le partite in casa del L.R.Vicenza. Si ritornava a Bollate sempre senza voce perché a quei tempi le soddisfazioni erano davvero tante, anche se noi siamo nati per soffrire sempre! Quanti ricordi e quanti chilometri…

Tu Michele sei uno dei tifosi lontani storici. Dividiamo la tua militanza biancorossa nelle quattro grandi ere biancorosse. Cominciamo con la Nobile Provinciale. I tuoi primi ricordi?
A quei tempi mio padre mi portava in Curva Nord, spesso anche troppo vicino ai tifosi avversari. Ricordo che la prima partita vista al Menti fu un L.R.Vicenza-Juventus, risultato finale 1-1 con rete nostra di Cinesinho su punizione in uno stadio completamente pieno, allora si stava in 30.000. Probabilmente avevo 6 o 7 anni ma lo ricordo come fosse ora. Altro ricordo indelebile è rimasto il 6-2 rifilato al Napoli che aveva Zoff in porta: lì persi la voce anch’io! E poi c’era il mio idolo di allora, Mario Maraschi. A tale proposito volevo raccontare un aneddoto: a suo tempo frequentavo le elementari e la maestra ci dette un tema da fare in classe: “Parlate dell’uomo che ammirate di più!” Ecco, tutti parlarono del proprio papà, io di Maraschi e presi anche un bel voto! E mio padre si mise a piangere, non so ancora perché emozionato dal mio racconto o perché ero stato l’unico a non parlare del proprio papà! Meglio non indagare…

Passiamo al Vicenza di Gibì Fabbri. So che eri presente alla trasferta vittoriosa di Napoli per assistere alla partita forse più bella del nostro e inimitabile Real Vicenza, quel 4 a 1 che vide i giocatori biancorossi uscire dal San Paolo tra gli applausi a scena aperta dei tifosi del Napoli.
Quella per me resterà per sempre una delle giornate più belle dal punto di vista dell’amore per il Lane e dell’orgoglio di tifare biancorosso. Era una delle ultime giornate di campionato, fine aprile, e chiesi il permesso a mio padre di partecipare alla trasferta. Andai in treno ma non riuscii a chiudere occhio dall’emozione. Una volta a Napoli seguii la fiumana azzurra per andare allo stadio senza mai proferire parola. Entrai allo stadio in mezzo a loro e mi sedetti con loro. Napoli in vantaggio, mi alzo con tutti gli altri per far finta di esultare. Pareggio di Callioni, muto. Faloppa e ancora Faloppa, sempre muto. Giochiamo in maniera spettacolare, sento commenti in dialetto napoletano che esaltano il nostro gioco, godo ma non parlo. Poi nel secondo tempo diamo lezione di calcio che viene coronata dal Paolino a dieci minuti dalla fine. TUTTO lo stadio si alza ad applaudirci! E finalmente mi posso sfogare anch’io!!! Se ci penso mi viene ancora la pelle d’oca. Mamma mia che annata quella, era una goduria vederli giocare.

Ora il Vicenza di Giorgi, un grande allenatore e una grande squadra. Quante belle partite nei campetti di patate del nord Italia dell’allora serie C.
Gran bel Vicenza anche quello! E non vi dico il dolore fisico alla fine di tutto, parlo della promozione annullata. Se non ricordo male lui fece tre anni da noi, un terzo posto in C, un secondo con spareggio promozione in B e il famoso terzo posto in B vanificato dagli episodi che ben ricordiamo. Le trasferte qui vicino a Bollate si può dire che me le son viste tutte! Magari faccio confusione nelle annate ma Legnano, Sesto, Rho, Monza e anche Casale Monferrato, Tortona, Asti. Mi ricordo ancora a Legnano quando arrivò uno dei pullman dei tifosi da Vicenza, scese di tutto, pure una damigiana di vino! Mitici, ogni volta provavo una gioia intensa quando li vedevo arrivare. Cercate di capirmi, io ero parte di loro! Anche se non potevo viverli come e quanto avrei voluto. Con Giorgi si giocava davvero bene e il mio idolo di allora era il mitico Toto Rondon. Grande squadra e gran gioco, se no mica le facevi due promozioni in tre anni. Con Baggio ai primi vagiti, ma già uno che quando lo vedevi giocare sapevi già che cosa avrebbe fatto in futuro.

E siamo arrivati al Vicenza che arriva a sfiorare l’abisso della C2 e poi solo cose belle, due promozioni, la Coppa Italia e la semifinale Coppa delle Coppe.
Arriva Dalle Carbonare e rinasce il Vicenza! Non prima però di passare dal quasi inferno. Il giorno dello spareggio di Ferrara presi un giorno di ferie, andai da mio padre e gli dissi semplicemente: “Sali in macchina e andiamo!” Lì sentii ancora una volta quanto amore per il Lane ci poteva essere da noi tifosi. E da quell’amore nacque tutto: promozione con Ulivieri (un giorno ho visto un suo allenamento, ce l’aveva con Artistico perché non si muoveva bene, credo che abbia inventato almeno venti bestemmie diverse una dall’altra) e poi Guidolin. E finalmente potevo sfottere qualcuno anche qui a Bollate, dopo anni di sofferenza e silenzio!!! La finale di Coppa Italia c’ero, sono uno dei fortunati! Grazie al mio amico Vincenzo che riuscì a procurarmi il biglietto facendo i salti mortali, non finirò mai di ringraziarlo. Ma il ricordo più bello in quegli anni è quando magari si riusciva a espugnare S.Siro, gol di Arturo Di Napoli col Milan o Iannuzzi con l’Inter. Io giocavo a pallone, facevo l’attaccante, al gol tiravo via la maglia della squadra dove giocavo e sotto avevo quella del Lane! E giù insulti dai tifosi, e più mi insultavano più godevo.

So che sei l’allenatore di una squadra giovanile a Bollate. A che allenatore vicentino ti ispiri?
Alleno i Piccoli Amici dell’Ardor Bollate, purtroppo scuola calcio Milan, non vi dico la sofferenza nell’indossare una maglia non MIA. La squadra milita nella categoria dei più piccoli del calcio, bambini dai 5 ai 7 anni, per cui giocando a cinque difficilmente mi posso ispirare a qualcuno! Ma spesso e volentieri mi dicono che penso troppo alla fase offensiva e alla libera fantasia dei bambini. Forse almeno un po’ G.B. Fabbri mi ha influenzato, allenare i bambini mi dà gioia, quando li vedo uscire dal campo sorridenti e stanchi per me è il massimo! Ora aspetto il piccolo Jacopo sognando per lui un gol sotto la SUD! Naturalmente in maglia biancorossa.

Anche a te chiedo la formazione ideale di tutti i tempi con i giocatori e il tecnico che hai amato di più.
È difficile, soprattutto lasciare fuori qualcuno al quale hai dato il cuore. Anche io ho giocato a calcio, al massimo in prima categoria quando questa categoria valeva ancora qualcosa, non come adesso. Ho sempre fatto l’attaccante, perciò le mie attenzioni sono state poste sempre su quelli che facevano il mio ruolo: Maraschi, Vitali, Paolo Rossi, Rondon, Pizzi (anche se non era un numero 9), Otero, Murgita, Schwoch. Ma sicuramente un Galli in porta, Carrera dietro, Di Carlo in mezzo, Filippi o Ambro a sinistra, Cerilli col suo sinistro fatato, Schenardi su e giù per la fascia, anche Viviani e Faloppa non li lascerei mai fuori! E neppure l’idolo assoluto: Vendrame! Mister? Beh, senza dubbio G.B. Fabbri.

Siamo ai saluti finali. Vuoi mandare un messaggio ai tifosi e al Capitano?
Per noi tifosi non è un gran bel momento, anzi, questi ultimi anni sono stati davvero troppo avari di successi e, purtroppo, di emozioni. Una situazione che ci sta facendo cadere in un limbo di quasi assuefazione alla mediocrità. Dobbiamo restare uniti più che mai, è proprio ora che il Lane ha estremo bisogno di noi! Attenzione ho detto Lane, non includendo chi ne è proprietario, perché il Lane siamo NOI! E il Capitano questo lo sa e solo lui può capire quanto amore possiamo dare alla squadra. Perché NOI, insieme a lui, vogliamo ritornare quello che il Vicenza è stato fino a, ormai, più di 10 anni fa. Ciao a tutti, ci vediamo presto allo stadio, ma anche fuori TUTTI INSIEME, se sarà necessario.

Grazie Michele! Un’intervista stupenda la tua, ti ringrazio di aver rievocato i tempi belli e purtroppo lontani del nostro Vicenza.

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