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Ieri sera, sul profilo Facebook di Giacomo Possamai si è tenuta una live alla quale hanno partecipato il direttore generale del Famila Basket Schio Paolo De Angelis, l’ex presidente del Vicenza Calcio Pieraldo Dalle Carbonare e il direttore generale della società di via Schio Paolo Bedin sul tema della prosecuzione delle stagioni agonistiche del calcio e del basket. Di seguito riportiamo i punti salienti delle dichiarazioni del dirigente biancorosso.

Quali sono gli scenari in campo? Come finirà la stagione?
Onestamente, è veramente complessa la situazione sotto tutti i punti di vista, sia quello della tutela della salute che quello sportivo. Serve fare i conti con quello che è l’evoluzione della situazione. Ad oggi la UEFA in primis spinge per tornare ad allenarsi a inizio Maggio e tornare a giocare a fine Maggio per concludere la stagione tra Giugno, Luglio e prima metà di Agosto. Ovviamente la condizione sine qua non è che si sia in grado di garantire le adeguate misure di prevenzione da un punto di vista sanitario per tutelare la salute degli atleti sia durante gli allenamenti che durante le gare. Ovviamente si dovrà giocare a porte chiuse. Tutto questo lo stiamo mettendo su per garantire la regolarità dei campionati ed evitare mesi e mesi di ricorsi, e in seconda battuta per evitare di rinunciare a 1/3 dei diritti televisivi che sono fondamentali ai fini della sostenibilità economica della categoria. La maggior parte delle società opera in perdita grazie alla passione e al senso di responsabilità sociale degli imprenditori, quindi è già di base una situazione difficile in cui operare, capite bene che il problema si amplificherebbe ulteriormente se si dovessero ridurre ulteriormente i ricavi. Ci sarà un protocollo molto rigido, stabilito dagli esperti, che sarà difficilissimo da rispettare.

Se non si dovesse più riuscire a tornare a giocare per vari motivi, quali sono gli scenari più credibili?
Non c’è uno scenario credibile perché non esiste una norma apposita, si passerebbe dal consiglio federale dove si aprirebbero vari scenari politici e di opportunità, mi auguro che si tenga conto anche della meritocrazia sportiva, ma una norma a cui fare riferimento non esiste. Il motivo per cui, compatibilmente con l’evolversi della situazione, si sta cercando di concludere la stagione è proprio questo, per evitare controversie di ogni tipo.

Quale sarà l’impatto di questa situazione su futuro delle categorie minori? Molti presidenti stanno dicendo che la Serie C potrebbe perdere due terzi delle squadre attuali…
Temo che questa volta lo scenario prospettato sia credibile. Ogni anno un presidente si chiede se ha senso continuare a investire soldi nel calcio, ma poi per i motivi citati in precedenza per fortuna tira avanti ancora un altro anno. Quest’anno invece è diverso, perché le aziende da cui i presidenti traggono i profitti con cui finanziano le società di calcio faranno fatica a ripartire e nel caso saranno in difficoltà economiche evidenti. Ci saranno molti presidenti che preferiranno investire quei due/tre milioni riservati al calcio sulla loro azienda per tutelarne la prosecuzione delle attività. Chiaramente dipende molto anche dalla piazza e dal contesto, ma il dimagrimento della terza serie per selezione naturale ad oggi è uno scenario molto reale.

Alcune voci dicono che l’anno prossimo potrebbero esserci molte squadre che scenderanno in campo con il settore giovanile per evitare la sparizione, è plausibile?
È uno scenario realistico, soprattutto perché già ora ci sono molte squadre che sfruttano i giovani in campo per ottenere i fondi di Lega riservati alla valorizzazione dei giovani e inoltre risparmi sull’ingaggio del calciatore stesso. Chiaramente con la diminuzione degli introiti derivanti dalle sponsorizzazioni servirà navigare a vista e fare grande attenzione ai costi, ci saranno un paio d’anni di sacrifici ma poi si tornerà alla normalità. Cogliamo l’occasione per fare le necessarie riforme per adeguarci alla realtà degli altri paesi: siamo secondi solo al calcio inglese, ma loro hanno il triplo dei nostri ricavi. Potremmo pensare a introdurre il semiprofessionismo o l’apprendistato ad esempio, l’importante è non fare le riforme in fretta e fatte male per stare nei tempi dell’inizio delle stagioni sportive. Galliani, per esempio, ha lanciato l’idea di estendere l’arco temporale per concludere la stagione e di giocare in modalità sudamericana nel corso dell’anno solare. Non saranno solo le sponsorizzazioni a calare, anche i diritti audiovisivi caleranno, e quindi servirà fare bene attenzione ai costi. In questo periodo iniziale sarà fondamentale il ricorso alle risorse economiche degli azionisti, per fare calcio ad alto livello serve imprenditoria di grande livello, non si può prescindere da ciò.

È possibile che si arrivi a uno scenario simile a quello del 2004, in cui si disputò una B a 24 squadre?
Non c’è una norma specifica in tal senso, deciderà il consiglio federale sulla base dell’attualità e dell’opportunità di fare determinate riforme. Mi auguro che si tenga conto del fatto che ci sono società che hanno investito molto per ottenere risultati e che si sono giocate due terzi delle partite. Stiamo delineando uno scenario di dispute e ricorsi che vorrei evitare a tutti i costi. Nei prossimi sei mesi il Paese deve pensare a ripartire e a ritrovare unità sociale, faremo volentieri a meno di beghe legali sul piano sportivo. Noi vogliamo che i campionati si concludano sul campo, sappiamo che le porte chiuse sono l’anticalcio soprattutto in una piazza calda come Vicenza ma pur di evitare problemi sulla regolarità del campionato e problemi economici alla categoria saremmo disposti a seguire anche questa strada. Se la FIFA ha avuto l’ardire di mettere un mondiale in Qatar, senza pubblico, e dovendolo spostare in inverno a causa delle temperature elevate, penso che si possa fare uno slittamento in avanti anche per la conclusione dei campionati.

 

 

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