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Parola al tifoso: “Mea culpa della società e chiarezza d’intenti per risalire la china”

Da 8 Ottobre 2011 - 21:58Non Ci Sono Commenti4 min leggere

Vorrei aggiungere qualche considerazione alla lettera di Emanuele, che difende l’operato di questa Società.
Vivo la mia passione per il Vicenza lontano dal tifo organizzato, esulto (poco), mi preoccupo (spesso) e mi indigno (meno, ma con frequenza sempre maggiore) come molti altri tifosi, che non si uniscono ai cori ma non per questo sono indifferenti o neutrali.
Ritengo che eventuali meriti e demeriti di Cassingena possono essere analizzati senza porsi preventivamente né “pro”, né “contro”, anche in considerazione del fatto che la Società, per ora, questa è e questa rimane. Registro nel tifo organizzato giudizi drastici che si traducono in slogan da stadio, e questo rientra nel prevedibile, ma assisto con fastidio al meno prevedibile ricorso allo slogan da parte degli “imputati”.
Dichiarare negli anni che “la squadra è da playoff”, o “più forte dell’anno scorso” e, in sintesi, insistere ad affermare che “c’è un progetto” non giova certo alla credibilità del Presidente. Anch’io, come Emanuele, riconosco alcuni meriti oggettivi di Cassingena: dopo i Dalle Carbonare, è l’unico vicentino che si è caricato sulle spalle il peso di una società gloriosa ma, da sempre, povera come la nostra.
Il fatto che non sia un Paperone, in questo senso, porta a maggior ragione alla gratitudine nei suoi confronti; se il Vicenza esiste ancora lo dobbiamo a lui e a quei soci che, tra l’altro, stanno per abbandonarlo in questa avventura. Ricordo inoltre che, nel corso della Sua storia di principale azionista, un imprenditore a suo dire interessato al Vicenza Calcio ha scelto di fare il suo personale “Real” Vicenza; che abbiamo rischiato di finire nelle mani di un signore che trattava per conto di personaggi “innominati”; che l’acquirente Senatore era così desideroso di comprare che i venditori hanno atteso invano.
Ricordato tutto ciò, ritengo che la sussistenza economica del Club rimanga, per quanto fondamentale, una pre-condizione, e non corrisponda come finalità e ruolo all’assunzione della carica di Presidente di una squadra di calcio. Il Vicenza Calcio ha bisogno di scelte calcistiche (scusate la banalità), per le quali ci vogliono soldi o, in alternativa, idee.
E’ su queste e sui risultati conseguenti che il Presidente deve accettare il giudizio dei tifosi (e dei giornalisti).
Spiace constatare da parte di Cassingena (e di chi si è succeduto negli anni a farne le veci) un atteggiamento di sufficienza e superiorità, teso all’arrocco infinito quando ad essere chiamate in causa sono le scelte della Società. Se gli altri non ti capiscono mai, forse devi farti qualche domanda.
Azzardo delle risposte: se sostieni che ci sia un “progetto”, non puoi vendere sistematicamente tutto il vendibile; se dici che vuoi puntare sui giovani del vivaio, non puoi venderli dopo otto partite in prima squadra o prima ancora; se la squadra è (con merito) ultima in classifica, non puoi negare che sia stata infelice la scelta di perdere certezze (Schiavi su tutti) e portare a casa scommesse (giocatori di qualità “in via di recupero”, ragazzi “che si faranno anche se han le spalle strette”, che sommati fanno 30 e più, ma di buoni… pochi).
Non è una colpa, per la Società, non navigare nell’oro; ma la chiarezza di condizioni ed intenti, assieme all’ammissione degli errori commessi, farebbe bene alla credibilità del Presidente ed a quello che interessa di cuore a noi tifosi e, ne sono certo, anche a Cassingena: il Vicenza Calcio.

Nicola, Sarego

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net

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