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Disciplinare: Lecce e Grosseto in Lega Pro

Da 10 Agosto 2012 - 07:45Non Ci Sono Commenti54 min leggere

Questo il comunicato con tutte le sentenze diffuso dalla Figc:

“Lecce e Grosseto escluse dal campionato di competenza di Serie B 2012/2013, con assegnazione da parte del Consiglio federale a uno dei campionati di categoria inferiore (e ammenda di € 30.000 al Lecce), penalizzazione per Novara (-2), ammende per Bologna (30.000 euro) e Ancona (10.000) e un totale di 19 tesserati condannati (oltre ai patteggiamenti già definiti in aula): è la sintesi delle sentenze emesse oggi dalla Commissione Disciplinare Nazionale, presieduta da Sergio Artico, in relazione ai due procedimenti sul calcio scommesse relativi alle inchieste condotte dalle Procure della Repubblica di Cremona e Bari.  Tra i tesserati, le pene più severe sono quelle nei confronti del presidente del Grosseto Camilli e dell’ex presidente del Lecce Semeraro (per entrambi 5 anni di squalifica); squalifica di 10 mesi per Antonio Conte, attualmente allenatore della Juventus, 8 mesi al suo vice Angelo Alessio. Prosciolti l’Udinese e 7 tesserati: Leonardo Bonucci, Simone Pepe, Marco Di Vaio, Salvatore Masiello, Daniele Padelli, Giuseppe Vives, Nicola Belmonte (limitatamente ai fatti di Udinese – Bari, squalifica di 6 mesi invece in relazione alla gara Cesena – Bari). Il procedimento ha riguardato in tutto 45 tesserati e 13 club: numerosi erano stati i patteggiamenti nel corso dei dibattimenti della scorsa settimana: tra i club Siena (-6 punti e 100.000 euro), Bari (-5 e 80 mila euro), Albinoleffe, Sampdoria, Torino e Varese (-1 e 30.000 euro di ammenda), Portogruaro (5.000 euro); tra i tesserati: Angelozzi (4 mesi), Bentivoglio (1 anno e 1 mese), Carobbio (6 mesi in continuazione ai precedenti 20 mesi), Da Costa (3 mesi e 30.000 euro di ammenda), D’Urbano (5 mesi e 10 giorni), Esposito (3 mesi e 10 giorni), Faggiano (4 mesi), Garlini (9 mesi in continuazione ai precedenti 3 anni), Gervasoni (4 mesi in continuazione ai precedenti 6 anni e 8 mesi e proposta di radiazione), Larrondo (3 mesi, 20 giorni e 30.000 euro), A. Masiello (2 anni, 2 mesi e 30.000 euro), Mutti (4 mesi), Parisi (2 anni e 10.000 euro), Passoni (6 mesi e 15 giorni in continuazione ai precedenti 14 mesi), Poloni (6 mesi in continuazione ai precedenti 12 mesi), M. Rossi (1 anno, 8 mesi e 20.000 euro), Sala (2 anni), Sanfelice (4 mesi), Savorani (5 mesi e 10 giorni), Stellini (2 anni, 6 mesi e 50.000 euro di ammenda)”. 

Questi invece gli stralci riguardanti Grosseto e Lecce tratti dai dispositivi integrali (40 pagine filone Cremona, 48 pagine filone Bari) della Commissione Disciplinare

ANCONA – GROSSETO del 30.04.2010

Con decisione pubblicata sul C.U. n. 101/CDN del 18.6.2012, confermata dalla Corte di giustizia con decisione pubblicata sul C.U. b 2/CGF del 6.7.2012, la Commissione ha ritenuto che la gara in questione è stata oggetto di un tentativo di alterazione posto in essere da CAROBBIO, JOELSON, ACERBIS, CONTEH e TURATI, all’epoca dei fatti calciatori del GROSSETO, tentativo del quale tentarono di profittare gli “zingari” scommettendo su una gara già combinata. Va precisato, in proposito, che i tesserati JOELSON, ACERBIS e TURATI  non sono ancora stati giudicati, in seguito allo stralcio della loro posizione dal pregresso procedimento.
Secondo la Commissione, dalla complessa ricostruzione compiuta dalla Procura federale è risultato un coinvolgimento anche del direttore sportivo del GROSSETO IACONI che, secondo l’ipotesi accusatoria rivelatasi fondata, incaricò TURATI (ex calciatore dell’ANCONA) e JOELSON (amico e connazionale del portiere dell’ANCONA Da Costa) di trattare con i calciatori dell’ANCONA per condizionare il risultato della gara, facendoli allontanare dal ritiro e fornendo loro perfino l’autovettura della Società. Era interesse pressante del GROSSETO, che si trovava a Norcia in ritiro “punitivo”, ottenere la vittoria nella gara con l’ANCONA per finalità di classifica. I due calciatori con l’autovettura messa a disposizione dalla Società, raggiunsero  i calciatori dell’ANCONA, ma poterono concordare solo un risultato di pareggio. A questo punto CAROBBIO “vendette” la notizia agli “zingari” che si recarono nell’albergo dove si trovava in ritiro il GROSSETO, essendo al corrente dell’accordo per indirizzare il risultato verso un pareggio e della disponibilità di CAROBBIO, ACERBIS, JOELSON, TURATI e CONTEH. In tale occasione, due esponenti del gruppo degli “zingari” corrisposero la somma di 20/22.000,00 euro, divisa tra i calciatori coinvolti nell’illecito.
In definitiva, la Commissione ha ritenuto provato il raggiungimento di un accordo fra i tesserati delle due Società, che hanno pattuito un pareggio. Le trattative sono state condotte da IACONI, per il tramite di TURATI e JOELSON, con tesserati dell’ANCONA non individuati. Di tale illecita attività ha approfittato, al fine di  effettuare scommesse, il   F.I.G.C. Commissione disciplinare nazionale 20 gruppo degli “zingari” il  quale, avuta la “soffiata”  da CAROBBIO, ha ricompensato con somme di denaro quest’ultimo e i suoi compagni di squadra ACERBIS, JOELSON, CONTEH e TURATI.
Dopo la decisione in questione sono emersi  ulteriori elementi idonei a dimostrare il coinvolgimento diretto nella vicenda anche di CAMILLI, socio di maggioranza e presidente di fatto della Società GROSSETO, e di DA COSTA JUNIOR, calciatore all’epoca dei fatti tesserato dell’ANCONA.
I nuovi fatti sono stati ricostruiti grazie alle dichiarazione auto ed etero accusatorie rese dinnanzi all’A.G. di Cremona e alla Procura federale in date successive al procedimento di primo grado da IACONI, TURATI, JOELSON, CAROBBIO, ACERBIS e DA COSTA JUNIOR. In particolare, IACONI, nella audizione dinanzi alla Procura federale dell’8.6.2012, riferisce di aver comunicato a CAMILLI la proposta di TURATI di contattare alcuni giocatori dell’ANCONA perché lasciassero vincere il GROSSETO. CAMILLI aveva detto a IACONI di autorizzare TURATI a lasciare il ritiro per andare a parlare con i giocatori dell’ANCONA. Per far questo IACONI metteva a disposizione di TURATI una autovettura della Società. Con TURATI autorizzava anche JOELSON  perché quest’ultimo conosceva bene il giocatore dell’Ancona DA COSTA, suo connazionale. Dopo l’incontro tra i giocatori IACONI riferiva a CAMILLI che i giocatori dell’ANCONA per lasciare la vittoria al GROSSETO pretendevano 100.000,00  euro, ma CAMILLI, a fronte di tale richiesta, decideva di interrompere la trattativa. IACONI comunicava la decisione di CAMILLI a TURATI. TURATI, nella audizione del 10.7.2012, riferisce di aver ricevuto da JOELSON la richiesta di accompagnarlo ad una visita medica preventivamente autorizzata da IACONI. Una volta partito, JOELSON precisava di aver avuto incarico da IACONI (in adesione a preciso invito di CAMILLI) di andare a contattare giocatori dell’ANCONA per cercare di concordare un pareggio. Riferisce che l’incontro avvenne tra JOELSON e DA COSTA senza la sua diretta partecipazione e che all’esito dello stesso JOELSON comunicava che DA COSTA aveva rifiutato la combine.
JOELSON, nell’interrogatorio dinanzi al Gip del 4.6.2012, riferisce di aver avuto richiesta da parte di IACONI di contattare DA COSTA  per cercare di concordare il risultato della gara con l’ANCONA e che IACONI aveva ritenuto utile che partecipasse al contatto anche TURATI, ex giocatore dell’ANCONA. IACONI aveva precisato di aver avuto l’assenso al riguardo da parte di CAMILLI. CAROBBIO, nella audizione del 10.7.2012 dinanzi alla Procura federale, precisa che tutti sapevano che nel GROSSETO nessuno poteva assumere decisioni senza consultare preventivamente CAMILLI (pur  nella fattispecie non avendo  sentito nè visto IACONI parlare con CAMILLI). ACERBIS, dinanzi alla Procura federale in data 9.7.2012, riferisce che quando si parlava di Società ci si riferiva a CAMILLI anche perché i soldi della combine non potevano che provenire da lui.
Tutte le suindicate dichiarazioni non lasciano dubbi, sotto il profilo logico, circa il coinvolgimento di CAMILLI, socio di maggioranza e Presidente di fatto della Società, nel tentativo di combine della gara.
Come accertato univocamente, ogni decisione di rilevante importanza in Società veniva assunta da CAMILLI, come confermato peraltro dallo stesso CAMILLI e dal CAFARO, amministratore unico e team manager della Società: pertanto, risulta accertato che tutto quanto accaduto nel tentativo di raggiungere un’intesa sul risultato della partita sia partito da una iniziativa sicuramente condivisa e approvata da CAMILLI.
Per quanto attiene alle iniziative giudiziarie assunte da CAMILLI nei confronti degli ex tesserati del GROSSETO è stato possibile accertare che, a seguito della richiesta inoltrata   F.I.G.C. Commissione disciplinare nazionale 21 dal GROSSETO al Presidente federale della FIGC del 21.12.2011 al fine di ottenere la deroga al vincolo di giustizia per la tutela delle ragioni della Società nei confronti di CAROBBIO, JOELSON, CONTEH e ACERBIS, l’autorizzazione fu concessa limitatamente alla nomina di difensore della persona offesa ex art-101 c.p.p. nell’ambito del procedimento aperto presso la Procura della Repubblica di Cremona. Al riguardo va segnalato che la richiesta non riguardava né IACONI, né TURATI. Non può che concordarsi sul rilievo della Procura federale in ordine al fatto che la denuncia penale nei confronti di CAROBBIO, TURATI, CONTEH, JOELSON, NARCISO, JOB IYOCK, ACERBIS e IACONI per il reato di cui all’art. 640 c.p. pluriaggravato (truffa) e quella nei confronti di IACONI e TURATI per il reato di cui all’art. 368 c.p. (calunnia) sono intervenute solo in data 7.7.2012, cioè quattro giorni dopo la convocazione di CAMILLI dinanzi alla stessa Procura federale: ciò evidenzia la strumentalità dell’atto preordinato a esigenze difensive dinanzi agli Organi della giustizia sportiva. In ordine alla difesa del CAMILLI quest’ultima concentra le proprie deduzioni sul fatto che l’illecito concretizzatosi con il pareggio per la gara Ancona-Grosseto non vedrebbe protagonista CAMILLI, visto che fu un illecito posto in essere dai giocatori: così facendo, però, non prende in considerazione  gli atti, certamente diretti all’alterazione del risultato della gara e forniti del requisito dell’idoneità al raggiungimento dello scopo, posti in essere proprio da CAMILLI in una fase ben individuata della vicenda. 
Alla luce di tali considerazioni appaiono del tutto inconferenti le affermazioni rese dall’accusa e dalla difesa in ordine alla presenza di CAMILLI alla gara in questione, non essendo rilevante, ai fini dell’affermazione di responsabilità del deferito, la circostanza che CAMILLI non andasse usualmente in trasferta. Sul fatto, infine, affermato dallo stesso CAMILLI in dibattimento, che non poteva aver dato istruzioni di alcun genere a IACONI, in quanto quest’ultimo era stato di fatto licenziato, non si trova conferma alcuna in atti.
Alla luce di tutto quanto sopra esposto il CAMILLI è sicuramente responsabile del tentativo di alterare il risultato della gara Ancona-Grosseto. CAMILLI avrebbe voluto comprare la vittoria della propria squadra senza poi effettivamente riuscirci a causa del prezzo troppo alto richiesto dai giocatori dell’ANCONA. Risulta accertato, quindi, che, a fronte della richiesta di € 100.000,00 formulata dai giocatori dell’ANCONA, CAMILLI ha abbandonato le trattative.
Per questa ragione CAMILLI deve rispondere per l’illecito tentato a norma di quanto previsto dall’ art. 7, comma 1, 2 e 5,  CGS, ma non per l’aggravante dell’effettiva alterazione del risultato, di cui all’art. 7, comma 6, CGS. Alla affermazione della responsabilità del deferito  segue quella diretta  della Società di appartenenza GROSSETO.
Per il deferito DA COSTA JUNIOR è stata disposta l’applicazione di sanzioni ai sensi degli artt. 23 e 24 CGS. La soc. ANCONA, in seguito alla applicazione di sanzione ai sensi degli artt. 23 e 24 CGS a carico del deferito DA COSTA JUNIOR, deve rispondere a  titolo di responsabilità oggettiva per la condotta del proprio tesserato.

 

BARI – LECCE del 15.05.2011

La gara in questione è stata oggetto di un tentativo di alterazione posto in essere da MASIELLO Andrea, all’epoca dei fatti calciatore del BARI, e da SEMERARO, all’epoca dei fatti Presidente del LECCE, e da altri soggetti non tesserati. Tale affermazione trova riscontro nelle dichiarazioni, rese dinnanzi all’A.G. di Bari e alla Procura federale, dei tesserati coinvolti.
In particolare, durante l’interrogatorio reso  al PM di Bari in  data 24.2.2012, Andrea MASIELLO ha affermato: che, prima dell’incontro Bari-Lecce, due soggetti non tesserati CARELLA e GIACOBBE si erano presentati presso l’albergo in cui la squadra del BARI si trovava in ritiro e avevano proposto a  lui e ai compagni di squadra PARISI e BENTIVOGLIO di perdere la gara in quanto un amico leccese del CARELLA avrebbe dato loro dei soldi; che il CARELLA aveva mostrato soltanto a MASIELLO un assegno di 300.000 euro, quale compenso per l’’eventuale sconfitta nel derby; che in quell’occasione tutti avevano rifiutato; che durante la partita egli aveva commesso un’autorete poiché “turbato” dalla vicenda; che alla fine del mese di agosto, su sollecitazione di CARELLA, presso l’Hotel Tiziano di Lecce aveva incontrato, insieme a CARELLA, l’amico leccese di quest’ultimo; che CARELLA, il quale ancora deteneva l’assegno da  300.000 euro, aveva fatto credere all’amico leccese di aver manipolato l’esito della partita in favore del LECCE; che l’amico leccese aveva chiamato una persona molto vicina alla società del LECCE, probabilmente un dirigente, il quale aveva reperito una somma di poco superiore ai 200.000 euro e l’aveva consegnata a lui ed a Gianni CARELLA; che egli stesso aveva intascato 50.000 euro, mentre CARELLA e GIACOBBE avevano avuto circa 180.000 euro. Sempre MASIELLO, in sede di interrogatorio innanzi al PM di Bari in data 15.3.2012 ha affermato: “Una settimana prima della gara vi fu un incontro a Poggiofranco tra me ed i predetti CARELLA e GIACOBBE, i quali mi proposero di alterare il risultato della gara BariLecce, in quanto un loro amico leccese era disposto a pagare un’ingente somma di denaro, che al momento non quantificarono. Io non ebbi un atteggiamento di chiusura e li invitai a venirmi a trovare la sera prima della gara all’hotel del ritiro Vittoria Palace di Palese. Non parlai per il momento con nessuno dei miei compagni di squadra. Ci incontrammo all’esterno dell’albergo ed il CARELLA mi mostrò di un assegno da 300.000 €, ma non ebbi il tempo per esaminare chi  lo avesse sottoscritto o comunque da chi provenisse. Il CARELLA mi disse soltanto che era necessario che il LECCE si salvasse e quindi avremmo dovuto perdere la partita. Non mi disse nulla circa l’identità o la provenienza del suo amico, anche se, quando poi l’ho incontrato, come tra poco riferirò, aveva un accento leccese. A questo punto andammo tutti assieme nella mia camera (io ero con PARISI) e ci facemmo raggiungere da BENTIVOGLIO. In camera eravamo tre della squadra più GIACOBBE e CARELLA. Per  invogliare i miei compagni di squadra CARELLA sventolò una mazzetta di banconote da 500 € ciascuna ed affermò che la somma avrebbe potuto rappresentare un anticipo qualora avessimo preventivamente accettato in quell’occasione. PARISI disse subito che non se la sentiva di manipolare il derby. A questo punto io e BENTIVOGLIO  decidemmo di defilarci consapevoli che sarebbe stato ben difficile in due ottenere il risultato auspicato. Accadde che uscendo dalla stanza incontrammo causalmente anche Marco ROSSI che venne a sua volta interpellato da me e CARELLA, che mostrò anche a lui la mazzetta. Anche Marco ROSSI rifiutò. Durante la sera ci fu un martellamento da parte di CARELLA e GIACOBBE affinché convincessimo i compagni ad accettare, ma non abbiamo raccolto questo invito. Quando ci siamo congedati da CARELLA e GIACOBBE nessun accordo era stato raggiunto. Ciò nonostante i predetti hanno continuato ad insistere la sera stessa e la mattina successiva. Quando ci fu la partita giocammo normalmente, ma perdemmo2 a 0. Io feci un’autorete non voluta a 10 minuti dal termine, quando il risultato era già1 a 0 per il Lecce. In sostanza possiamo avere dato l’impressione che noi avevamo di fatto acconsentito a far vincere il Lecce. A fine partita il CARELLA mi disse che era riuscito a convincere il suo amico che noi effettivamente avevamo accettato e c’eravamo lasciati corrompere e che l’autorete era una cosa voluta. Devo dire che dopo che casualmente c’era stata l’autorete io ho fatto qualche riflessione sulla possibilità di avvalermi di questa combinazione per ottenere comunque il compenso  prospettato. Dopo un lungo intervallo, soltanto a fine agosto mi telefonò CARELLA, rappresentandomi che durante tutto quel periodo aveva continuato ad insistere con quel suo amico affinché rispettasse l’impegno e consegnasse il denaro. CARELLA mi rappresentò anche che aveva minacciato quel suo amico di mettere all’incasso l’assegno nonostante il vero interessato alla cosa non fosse l’intestatario, ma un terzo soggetto. A fine Agosto CARELLA mi  disse di scendere a Bari, dove mi recai in aereo e CARELLA mi accompagnò insieme a GIACOBBE all’hotel Tiziano a Lecce, dove ho incontrato quella persona che aveva firmato l’assegno che giunse a bordo di un ML grigio. Poco dopo, a seguito di chiamata telefonica da parte di questa prima persona, arrivò il diretto interessato, il quale volle parlare con me direttamente per verificare, una volta ancora, se avessimo veramente manipolato la partita o se si trattasse di una semplice combinazione. Io gli  assicurai che la cosa era voluta e che anche i compagni erano d’accordo e quel tale mi consegnò la  valigetta con circa 200.000 € che abbiamo diviso in tre parti anche se io ho percepito qualcosa in meno di CARELLA e GIACOBBE, per la precisione percepii 40/50.000 € e nulla  fu dato ai miei compagni di squadra (…). Devo ammettere che in effetti l’autorete di  cui alla partita Bari-Lecce l’ho provocata volontariamente per profittare della situazione che mi era stata prospettata da CARELLA e GIACOBBE (…). La persona che mi consegnò la valigetta con i 200.000 €, per come si presentò, mi diede la sensazione di avere qualche cosa a che fare con la dirigenza del Lecce. Sarei comunque in grado di riconoscerlo”. Le ammissioni di MASIELLO hanno poi consentito al Gip di Bari di scrivere nella ordinanza del 31.3.2012, con affermazioni da ritenersi assolutamente condivisibili: “Trattasi, dunque, di autorete voluta da parte del suo autore in lesione di ogni regola di probità e lealtà sportiva (cfr. le immagini della partita sul dvd allegato alla richiesta del P.M. e le stesse dichiarazioni del calciatore Marco ROSSI che a questo proposito dice “le immagini parlano da sole”). Nel caso in esame, la compromissione del regolare svolgimento dell’incontro di calcio non ha avuto finalità di scommessa, ma è stata richiesta al sodalizio monitorato da persone verosimilmente gravitanti nell’orbita della squadra leccese, che avevano interesse alla vittoria del LECCE per motivi di classifica – la squadra ospite era, infatti, in lotta per evitare la retrocessione ed in seguito a quel successo, giunto nella penultima giornata di campionato conseguiva la matematica “salvezza” – e che per questa ragione avevano corrisposto una importante somma di denaro. Ad ogni buon conto, la vicenda Bari-Lecce può ritenersi emblematica in ordine al modus operandi caratterizzante il “protocollo MASIELLO”: la ripartizione dei ruoli associativi si rivelava vincente e permetteva ai membri del sodalizio di guadagnare una cifra considerevole, oscillante tra i 250.000 ed i 300.000 euro. Gli esiti investigativi hanno, dunque, dimostrato che CARELLA e GIACOBBE hanno sfruttato il contatto con una persona operante verosimilmente quale emissaria della società di calcio leccese. (…). Con riferimento alla riscossione del corrispettivo, vi sono poi i riscontri acquisiti durante le indagini  che non lasciano alcun dubbio. Infatti, come si specificherà meglio nell’esposizione che segue, i traffici telefonici analizzati relativamente alle utenze di MASIELLO, CARELLA e GIACOBBE consentono di evidenziare la loro sicura presenza a Lecce il 22 agosto 2011, provenendo ognuno da diverse parti d’Italia”. Vieppiù, in sede di  interrogatorio in data 4.4.2012 innanzi al PM di Bari, MASIELLO ha confermato di essere stato  contattato, a metà della settimana prima della partita Bari- Lecce, dai suoi amici CARELLA e GIACOBBE, che gli avevano chiesto di raggiungerli al “bar Mozart” di Bari Poggiofranco, ove avevano fissato un appuntamento con un loro amico. Giunto sul posto, “l’amico di CARELLA e GIACOBBE” gli chiedeva di verificare se qualche giocatore del Bari era disposto a far vincere il LECCE in cambio di denaro. Il sabato precedente la gara, CARELLA e GIACOBBE raggiunsero l’Hotel Vittoria di Palese, sede del ritiro del BARI e, giunti nella camera dell’albergo che li ospitava, alla presenza dei calciatori PARISI, BENTIVOGLIO e ROSSI, riformularono la richiesta di combinare la gara in favore del LECCE in cambio di denaro. CARELLA, mentre proponeva l’alterazione del risultato, mostrava loro una mazzetta di denaro. Tutti i calciatori declinarono l’invito. Mentre si allontanavano, CARELLA tirò fuori dal portafogli un  assegno di 300.000 euro, ricevuto dal suo amico leccese a titolo di garanzia. La mattina del 15.5.2011 GIACOBBE, utilizzando la chat WhatsApp, gli comunicava che, prima dell’inizio dell’incontro avrebbe dovuto avvicinarsi a VIVES, calciatore del LECCE, al fine di dargli una pacca sulla spalla: ciò sarebbe stato il segno convenzionale usato per confermare la volontà, da parte dei giocatori del BARI, di perdere quella partita. In effetti, seguendo quelle direttive, al termine della fase di riscaldamento, nel sottopassaggio si avvicinava a VIVES dandogli una pacca sulla spalla. Sul risultato di 1-0 in favore degli ospiti, MASIELLO deviava in rete un tiro, che non era nemmeno diretto nello specchio della porta barese, consentendo il raddoppio degli avversari. Il 22.8.2011, giunto da Bergamo, città in cui si era trasferito in estate, accompagnato da CARELLA e GIACOBBE, si era recato a Lecce per riscuotere la cifra che era stata promessa dagli emissari leccesi. Nell’occasione, giunto presso l’Hotel Tiziano, trovavano ad attenderli l’amico di CARELLA. Costui, dopo aver chiesto lumi sulla volontarietà dell’autogol, contattava un’altra  persona che, presentatosi come l’emissario della famiglia SEMERARO, proprietaria del LECCE, chiedeva, in una zona dell’albergo appartata, conferma della volontarietà dell’autogol. Dopo averlo rassicurato, chiedeva di adempiere a quanto pattuito: “Guarda che l’autorete l’ho fatta apposta, la partita là è finita2 a 0 vi state salvando, alla fine è giusto anche comunque … “. Dopo una lunga trattativa, riuscivano ad accordarsi per  il pagamento di circa  200.000 euro. I due emissari leccesi venivano riconosciuti in fotografia, dall’ex  difensore del Bari, in Carlo QUARTA quale amico di CARELLA e Andrea STARACE quale emissario della famiglia SEMERARO. Dagli accertamenti della Polizia  giudiziaria, poi, sono emersi contatti telefonici sospetti, perlomeno sotto il profilo della tempestività,  che costituiscono pur sempre gravi indizi di colpevolezza a carico di SEMERARO: alle ore 10:04 del 12.5.2011, dopo aver ricevuto dal CARELLA una chiamata senza risposta, è QUARTA che richiama CARELLA e subito dopo QUARTA sull’utenza di Pierandrea SEMERARO, Presidente del LECCE, ragionevolmente per sottoporgli la richiesta avanzatagli da CARELLA. Di seguito QUARTA richiama lo stesso CARELLA. Quanto sopra è confermato dagli accertamenti  tecnici svolti dalla PG; in particolare l’esame delle celle telefoniche Vodafone agganciate dall’utenza di QUARTA dalle ore 14:11 alle ore 14:18 dello stesso  giorno evidenzia che il predetto a quell’ora si trovava proprio in Bari alla via Camillo Rosalba. Nella stessa serata e il giorno successivo  CARELLA viene ricontattato da QUARTA, il quale gli fa presente che la somma richiesta era eccessiva e che il LECCE era disposto a versare “solo” 300 mila euro. In effetti, nella stessa serata, QUARTA, dopo aver contattato per ben due volte, Pierandrea SEMERARO, richiama CARELLA per informarlo, ragionevolmente, dell’offerta. Anche la mattina del 13.5.2011, QUARTA, dopo aver chiamato SEMERARO, richiama CARELLA. Inoltre, dall’analisi dei tabulati telefonici relativi  a sabato 14.5.2011, è emerso che QUARTA, dopo aver contattato alle ore 12:01 SEMERARO, alle successive ore 12:10 ha chiamato l’utenza in uso a CARELLA, prendendo con questi appuntamento nel pomeriggio a Lecce in piazza Mazzini. Alle ore 13:04, quindi, ha richiamato SEMERARO, evidentemente per informarlo dell’appuntamento. Altro riscontro alle dichiarazioni di CARELLA si ricavano dalle celle telefoniche agganciate dall’utenza in uso a SEMERARO,  atteso che, alle ore 17:05  del 14.5.2011, l’utenza dei quest’ultimo agganciava la cella di Lecce, via G. Leopardi, ossia la stessa agganciata, qualche minuto prima, dall’utenza di CARELLA. Tali elementi costituiscono gravi, precisi e concordanti indizi a carico di SEMERARO, di per sé idonei a dimostrarne la responsabilità, soprattutto se messi in relazione con gli accertamenti bancari svolti dalla Polizia giudiziaria, che hanno consentito di dimostrare la piena coerenza delle elargizioni di denaro con l’ipotesi accusatoria, atteso che:

a) il 30.5.2011 (data di apertura del conto) QUARTA ha versato sul suo c/c l’assegno nr. 795392570 dell’importo di 50.000,00 euro tratto  sul c/c del Monte dei Paschi di Siena – filiale 9703 – di Lecce, intestato a SEMERARO; nei giorni seguenti e sino al 7.6.2011, da quel conto corrente sono stati prelevati in contanti 25.000,00 euro;
b) sul c/c acceso presso la filiale 9703 di Lecce, intestato a SEMERARO:
– il 27.5.2011 è stato emesso l’assegno nr. 80797-8711 dell’importo di euro 40.000,00 in favore di NERVINO Claudia (compagna di SEMERARO) negoziato nello stesso giorno presso la banca Intesa San Paolo di Lecce (già Banco di Napoli);
– il 30.5.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 40.000,00;
– il 30.5.2011 è stato emesso l’assegno nr. 795392570 dell’importo di euro 50.000,00 in favore di QUARTA;
– il 13.6.2011 è stato emesso l’assegno nr. 807978712 dell’importo di euro 70.000,00 in favore di NERVINO Claudia, negoziato nello stesso giorno presso la banca Intesa San Paolo di Lecce (già Banco di Napoli);
– il 18.7.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 40.000,00. c) sul c/c, acceso presso la filiale di Lecce 03, intestato a NERVINO Claudia:
– il 27.5.2011 è stato negoziato l’assegno nr. 807978711 dell’importo di euro 40.000,00;
– il 27.5.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 15.000,00;
– il 13.6.2011 è stato negoziato l’assegno nr. 807978712 dell’importo di euro 70.000,00;
– il 13.6.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 25.000,00;
– il 14.6.2011 è stata prelevata la somma in contanti di euro 70.000,00.

Inoltre, nell’informativa dei Carabinieri prot. n. 8614-82-3-2011 del 6.7.2012, si segnalano anche i seguenti movimenti d’interesse “in uscita”, sul conto corrente del signor Giovanni SEMERARO, “patron” del LECCE:
– il 27.5.2011 prelevata la somma in contanti di euro 10.503,00 su MPS;
– il 11.7.2011 prelevata la somma in contanti di euro 20.000,00 su Intesa Sanpaolo;
– il 15.7.2011 prelevata la somma in contanti di euro 100.000,00 su Intesa Sanpaolo.

Tali movimentazioni, che peraltro coincidono sostanzialmente con i periodi dei pagamenti cui ha fatto espresso riferimento CARELLA e che hanno ad oggetto cifre rilevanti, le quali vengono riscosse in contanti, costituiscono ulteriori gravi indizi di colpevolezza a carico di SEMERARO.
A quanto sopra si aggiunga che, durante la audizione innanzi  alla Procura federale del 8.6.2012, BENTIVOGLIO ha dichiarato: “Quando siamo andati in ritiro pre-partita all’Hotel Vittoria di Bari Palese, la sera prima della partita, dopo cena, sono entrato nella camera di PARISI e MASIELLO, approfittando del fatto che era presente il solo PARISI e mi sono messo con lui a guardare la televisione. Dopo un po’ di tempo è  entrato in camera MASIELLO con due suoi amici, che mi ha presentato col nome di Fabio e Gianni e che oggi riconosco essere Fabio GIACOBBE e Gianni CARELLA. MASIELLO chiamò anche ROSSI, che ci raggiunse poco dopo. A questo punto uno dei due amici di MASIELLO disse che c’erano delle persone dietro di loro che erano disponibili a versare una somma di denaro da dividere tra noi in cambio di una sconfitta del BARI nel derby, anche perché tanto il campionato era oramai perso. A quel punto io PARISI e ROSSI rispondemmo subito di no sottolineando che ci tenevamo a vincere la partita; MASIELLO disse che se non intendevamo aderire non se ne sarebbe fatto niente, ed io e ROSSI ce ne andammo.”Con tale dichiarazione BENTIVOGLIO conferma il coinvolgimento nella vicenda del MASIELLO e, perlomeno sotto il profilo della conoscenza dell’offerta di combine, suo, di PARISI e di ROSSI. Durante la audizione del 12.6.2012 innanzi alla Procura federale, PARISI ha confermato l’incontro con MASIELLO, BENTIVOGLIO, ROSSI e due amici baresi di MASIELLO uno dei quali disse che: “erano lì a nome di una persona molto vicino al fratello del Presidente del Lecce e che questa persona li  aveva incaricati di chiederci se eravamo disposti a perdere la gara, visto che eravamo già retrocessi. Aggiunsero che erano disposti a versare una somma di danaro, non quantizzata. Uno dei due, seduto in un divanetto, ci mostrò dei soldi, non mi sembrò si trattasse di una cifra ingente e si capiva che poteva essere un semplice acconto. A quel punto già “incazzato” anche per quanto era accaduto in precedenza, dissi “voi siete tutti impazziti” mi sono alzato dal letto  e sono uscito dalla stanza”. Con tale dichiarazione PARISI conferma il coinvolgimento nella vicenda di MASIELLO e, sotto il profilo della conoscenza dell’offerta di combine, suo, di BENTIVOGLIO e di ROSSI.
Anche ROSSI conferma la circostanza, affermando alla Procura  federale in data 26.6.2012: “mi si avvicinò MASIELLO che mi disse che c’era un milione di euro per noi in caso di sconfitta, ma la cosa mi sembrò assurda e non gli detti peso, mi riporto anche in tal caso a quanto dichiarato davanti al P.M.; in relazione all’incontro con i due personaggi presunti emissari del Presidente del Lecce SEMERARO preciso che all’interno della camera di PARISI e MASIELLO nell’hotel Vittoria a Palese, ove ero stato convocato dopo cena dello stesso MASIELLO, quest’ultimo si presentò con due suoi amici che dissero di venire da Lecce come emissari del figlio di SEMERARO con cui dissero di aver parlato per farsi dare la somma di denaro di circa  € 30.000,00 che mostrarono a me, MASIELLO, PARISI e BENTIVOGLIO; tale somma sarebbe stata solo un acconto e, in caso di nostra sconfitta avremmo avuto un saldo, ma nessuno accettò (…). Mentre mi trovavo in stanza con i compagni, MASIELLO si allontanò per poi farvi rientro con i suoi due amici, ma non ricordo che qualcuno chiese spiegazioni di sorta”. 
Nella audizione del 10.7.2012 innanzi  alla Procura federale, MASIELLO afferma: “ribadisco che Giacobbe mi disse che mi sarei dovuto incontrare con VIVES prima della gara nel tunnel che porta agli spogliatoi; scendendo le scalette, a fine riscaldamento, notai che VIVES puntualmente mi attendeva chiedendomi di scambiare le maglie; interpretai la domanda come un riscontro all’accordo, atteso che non avevo alcun rapporto con il medesimo da giustificare uno scambio di maglie che peraltro non avvenne”. Nella audizione del 10.7.2012 innanzi alla Procura federale, CARELLA afferma: “il martedì o il mercoledì precedente la gara, Andrea MASIELLO mi chiese, alla presenza di Fabio GIACOBBE, di sondare il terreno su LECCE, per verificare se vi fosse la disponibilità di qualcuno vicino alla Società del LECCE, disposto a garantire per la Società per accordarsi sulla sconfitta del Bari; MASIELLO mi disse che, qualora quelli del LECCE avessero accettato, vi erano di sicuro quattro giocatori del BARI (compreso lui) disposti a giocare “a perdere”. Tali giocatori erano, oltre MASIELLO Andrea; BENTIVOGLIO, PARISI e ROSSI, così come mi disse in tale circostanza lo stesso MASIELLO. Dissi subito a MASIELLO che avrei contattato un conoscente a Lecce, vicino agli ambienti della Società del LECCE CALCIO; trattavasi di Carlo  QUARTA, imprenditore, ma non  so di quale settore, che conosco da circa sei/sette anni. Pensai subito a QUARTA, in quanto questi è persona molto amica e vicina a Pierandrea SEMERARO, con il quale, per quanto dettomi dal QUARTA, usciva insieme e giocava a calcetto settimanalmente. Lo stesso giorno contattai telefonicamente (dal mio telefonino al suo telefonino) Carlo QUARTA, facendogli intendere il motivo della chiamata, cosa che lui capì immediatamente, tant’è che concordammo un appuntamento il mattino seguente a Bari. Infatti, nella tarda mattinata del giorno dopo, Carlo QUARTA venne a Bari con la sua auto (un SUV Mercedes di colore grigio chiaro metallizzato) e ci incontrammo, da soli, nei pressi dell’Hotel Sheraton, dove prospettai la proposta, così come riferitami da MASIELLO  e, avendo ricevuto da quest’ultimo carta bianca sulla trattativa, comunicai a QUARTA che quattro giocatori del BARI erano disposti a perdere la partita a fronte della corresponsione della somma di € 600.000,00; credo di avergli fatto subito i nomi dei calciatori di cui ho detto sopra. Carlo QUARTA mi disse subito che la richiesta sembrava esorbitante, ma mi disse che ne avrebbe parlato con i diretti interessati. Il QUARTA mi fece chiaramente intendere che del motivo della sua venuta a Bari era stata informata la dirigenza del LECCE CALCIO ed era pertanto evidente che a questi avrebbe comunicato la mia proposta. L’incontro durò circa mezz’ora. Naturalmente dell’incontro e del contenuto dello stesso, ne parlai con Andrea MASIELLO, con Fabio GIACOBBE e con Marcello DI LORENZO. Non ricordo se la sera stessa o il giorno dopo o il sabato mattina (prima di pranzo), ricevetti sul mio telefonino una telefonata dal QUARTA dal suo telefonino, con la quale mi invitava ad andare a LECCE, per definire l’accordo. Mi dice che ci saremmo visti in piazza Mazzini a Lecce, vicino un bar denominato o “Centomila” o “Trecentomila”; ovviamente, commentammo ironicamente sul nome del bar. Con l’auto di Marcello DI LORENZO (una Ford Station Vagon di colore grigio chiaro metallizzato) arrivammo sul posto intorno alle 14.00 / 14.30; il QUARTA arrivò a piedi e da solo dopo cinque/dieci minuti dal nostro arrivo. Io non dissi al QUARTA che sarei andato a Lecce con altre persone.  Parcheggiammo l’auto sotto gli alberi che circondano la piazza e, appena lo vidi giungere, gli andrai  incontro da solo. Una volta faccia a faccia con il QUARTA, ad onor del vero, non ricordo se fu in quell’occasione che concordammo esattamente la somma da corrispondere ai calciatori o, se l’accordo venne raggiunto nel corso delle diverse telefonate che intercorsero tra me ed il QUARTA tra il primo incontro che avemmo a Bari e l’incontro del sabato a Lecce; presumo che, verosimilmente, già nel corso delle predette telefonate, il QUARTA mi aveva anticipato che era intenzione del LECCE corrispondere la metà della somma da me richiesta e, quindi, € 300.000,00. Il colloquio si protrasse per circa venti minuti e, definito l’accordo per € 300.000,00, mi diressi da solo verso i miei amici per comunicare loro l’esito della trattativa. Mentre parlavo con GIACOBBE e DI LORENZO mi girai istintivamente verso QUARTA, che era ad una distanza di circa venti metri da noi, e lo vidi in compagnia di Pierandrea SEMERARO, con il quale parlava. Non mi sono accorto né io né i miei amici dell’arrivo di Pierandrea SEMERARO, che riconobbi per averlo visto più volte in televisione o sui giornali. SEMERARO, in quell’occasione, indossava un pantalone (non ricordo se jeans o di cotone) del quale non ricordo il colore ed una camicia celeste a manica lunga; anche GIACOBBE e DI LORENZO lo riconobbero, tant’è che commentammo la sua presenza tra di noi. SEMERARO e QUARTA restarono a  colloquio per qualche minuto, dopo di che SEMERARO lo vedemmo andare via a piedi ed io raggiunsi nuovamente il QUARTA, al quale chiesi di darmi qualcosa di tangibile che servisse per dimostrare il raggiungimento dell’accordo a MASIELLO ed agli altri tre calciatori; pertanto,  gli chiesi di darmi o parte della somma in contanti o un assegno. QUARTA mi disse che contanti non poteva darmeli, ma aggiunse che, invece, sarebbe stato disposto a darmi un suo assegno di conto corrente personale dell’importo di € 300.000,00. A quel punto, QUARTA mi indicò a gesti la direzione di casa sua (che era alle spalle di piazza Mazzini, in cui ci trovavamo) e così io ed i miei amici ci recammo sotto  casa sua e di lì a poco il QUARTA scese e consegnò nelle mie mani un assegno di conto corrente (non ricordo la banca trattaria), che era già compilato nella cifra a numeri ed a lettere (€ 300.000,00) ed al mio ordine “Gianni Carella” ed era datato 15 giugno 2011. Consegnatomi il suddetto assegno, il QUARTA mi spiegò che il motivo di aver apposto la data del 15 giugno 2011 era dovuto al fatto che, entro tale data, ci avrebbero  corrisposto i contanti  per l’importo suddetto ed io avrei dovuto restituire l’assegno. Subito dopo siamo tornati a Bari; tramite il cellulare di Fabio GIACOBBE con WhatsApp abbiamo comunicato a MASIELLO il buon esito dell’incontro con il QUARTA. A domanda dell’Ufficio, dichiaro che della presenza del SEMERARO Pierandrea all’incontro di Lecce informai Andrea MASIELLO.  Ricordo che MASIELLO, dopo aver avuto la conferma dell’accordo raggiunto con il Quarta, mi disse di raggiungerlo presso il Vittoria Park Hotel i Palese (BA) dove era in ritiro con la squadra, dicendomi di andare con Fabio GIACOBBE a trovarlo nelle sua stanza che divideva con PARISI, indicandomi il percorso che avrei dovuto fare nell’hotel per evitare di incontrare i Dirigenti del BARI; in tale occasione mi disse, pure, di non mostrare l’assegno e di procurarmi dei contanti, al fine di mostrarli ai suoi compagni con cui avrebbe combinato la partita e, ciò, in quanto, pensava di non riferire ai suoi compagni di squadra l’esatto importo dell’accordo raggiunto, al fine di dividere l’importo corrisposto da QUARTA  non in parti uguali, ma corrispondendo a PARISI, BENTIVOGLIO e ROSSI, una cifra pari ad € 20.000,00/30.000,00, mentre la  restante parte l’avremmo divisa io, GIACOBBE, DE LORENZO e MASIELLO stesso. Procuratemi banconote per qualche migliaia di euro, così come richiestomi da MASIELLO, mi recai nella stanza dell’Hotel e qui trovai, oltre Andrea MASIELLO, Alessandro PARISI, Marco  ROSSI e Simone BENTIVOGLIO. (…) La domenica mattina, non ricordo se andammo  all’Hotel o tramite WhatsApp di Fabio GIACOBBE, MASIELLO mi disse di riferire a QUARTA che la partita era stata organizzata, pur se non era riuscito a convincere nessuno dei suoi compagni di squadra; mi suggerì di dire che il solo PARISI non aveva aderito all’accordo. In tali termini telefonai al QUARTA, gli dissi che l’accordo era fatto, ma che era venuto meno PARISI e che i giocatori erano rimasti i tre; conseguentemente QUARTA mi disse che l’importo sarebbe sceso da € 300.000,00 ad € 270.000,00. Il QUARTA, in quell’occasione ci disse di riferire a MASIELLO che, per suggellare l’accordo, avrebbe dovuto dare al calciatore del LECCE Giuseppe VIVES una pacca sulla spalla, dicendogli “tutto ok ?” e VIVES avrebbe risposto “tutto ok”. (…) Dopo la partita, come sempre, mi sentii telefonicamente con MASIELLO, al quale chiesi se avesse fatto il segno convenzionale con VIVES, lui mi rispose di sì. Nei giorni seguenti ho ovviamente mantenuto i contatti con QUARTA, anche perché pressato da Andrea MASIELLO, in quanto – come da accordi – QUARTA ci doveva consegnare i contanti in cambio dell’assegno. Se mal non ricordo, una  settimana dopo il derby, QUARTA venne a Bari e ci incontrammo (come da accordi presi via telefono) in un area di servizio subito dopo Mola di Bari, in direzione Bari, dove vi è annesso un bar. Andai con l’auto di DI LORENZO ed eravamo solo io e  lui; ricordo che fosse in tarda mattinata. QUARTA mi diede una busta semi rigida, di carta di  buona fattura di un negozio di abbigliamento, con all’interno € 70.000,00, in banconote di vario taglio (€ 500,00, 200,00, 100,00, 50,00); le banconote erano racchiuse in fascette con il timbro del Monte dei Paschi di Siena e solo alcune banconote erano racchiuse da elastico. Il QUARTA, riferendosi come sempre ai SEMERARO proprietari del LECCE CALCIO, mi disse che avevano ritenuto opportuno non effettuare il prelevamento in unica soluzione di € 270.000,00, perché una simile operazione bancaria avrebbe  destato sospetti di vario genere; aggiunse, infine, che mi avrebbe corrisposto la residua somma in tranche da € 20.000,00 ogni settimana, sino alla concorrenza della cifra pattuita. Successivamente, anche se non settimanalmente, ho ricevuto sempre dal QUARTA la complessiva somma di € 80.000,00 suddivisa in quattro tranche da € 20.000,00 ciascuna; le banconote erano sempre racchiuse nella fascette come sopra (con la dicitura Monte dei Paschi di Siena) ed erano del taglio di € 50,00. Ogni qual volta ricevevo le  predette somme, provvedevo io stesso a suddividerle in quattro parti  uguali (per me, MASIELLO, GIACOBBE e DI LORENZO) e la parte di MASIELLO la portavo io stesso dal padre che risiede a Viareggio. Nel mese di luglio, ero a Roma con GIACOBBE, MASIELLO, il di lui padre, la moglie, quando ricevetti un sms da QUARTA nel quale, in maniera criptata, mi veniva detto che Pierandrea SEMERARO era infuriato e voleva i soldi indietro e che ne avremmo parlato personalmente alla prima occasione. Devo  a questo punto precisare che sia nelle conversazioni telefoniche che negli scambi di sms concordammo di utilizzare alcuni pseudonimi o linguaggi cifrati; in particolare Pierandrea SEMERARO lo chiamavamo “LUCIANA”, alludendo a storie di donne e di tradimenti. Anche Andrea MASIELLO era a conoscenza di questi messaggi “in codice”, che anche lui utilizzava sia al telefono che sul social network “Facebook”, dove sia io, che MASIELLO, che QUARTA avevamo ed abbiamo il nostro “profilo”. Con QUARTA ci incontrammo a Bari a fine luglio, credo o a Parco Adria dove vive la sua ex compagna o presso l’area di servizio “Esso” di Torre a Mare, direzione Brindisi; egli mi disse che Pierandrea aveva parlato con VIVES, che gli aveva riferito che MASIELLO non era andato  da lui prima della partita a fargli il segno convenzionale (pacca sulla spalla e “tutto ok ?“), ma che era stato VIVES ad avvicinare MASIELLO e che, quindi, era venuto meno l’”obbligo” da parte del LECCE di versare la somma pattuita. Cominciò un “tira e molla” tra me e QUARTA, nel senso che io pretendevo il versamento della somma pattuita  e lui pretendeva la  restituzione delle somme consegnatemi; ad ogni colloquio il QUARTA faceva sempre riferimento a Pierandrea SEMERARO a proposito dell’intera  vicenda ed io, a mia volta, gli facevo presente di avere con me il suo assegno di € 300.000,00. In uno dei nostri colloqui in cui si dibatteva in ordine al versamento da me preteso della somma pattuita, il QUARTA mi fece intendere che sia lui che SEMERARO avesse dei dubbi circa il mio ruolo ed il diretto coinvolgimento, mio tramite, di Andrea MASIELLO, adombrando il sospetto che io avessi fatto tutto da solo, senza aver coinvolto alcun giocatore del Bari. Per dipanare ogni dubbio, portai QUARTA all’uscita degli spogliatoi  del San Nicola, dopo  un allenamento di precampionato 2011-2012, prima di essere trasferito a Bergamo all’ATALANTA, andai con l’auto di QUARTA, facendolo incontrare  con MASIELLO, affinché si chiarissero direttamente. Infatti MASIELLO vedendomi, si avvicinò all’auto e presentatogli il QUARTA gli disse: “noi abbiamo fatto il nostro, ora aspettiamo che finite di fare il nostro”. QUARTA, scusandosi con noi per la diffidenza mostrata, continuava a ripetere che da parte sua non vi erano dubbi sul fatto che MASIELLO ed i suoi compagni si erano adoperati per il derby, ma che la diffidenza proveniva da parte di Pierandrea SEMERARO. Nel mese di agosto, QUARTA mi disse che, per risolvere definitivamente la questione economica rimasta in sospeso, era necessaria la presenza di MASIELLO, il quale sarebbe dovuto scendere con me a Lecce; io gli risposi che la cosa era fattibile, purché all’incontro fosse stato presente anche Pierandrea SEMERARO. QUARTA mi disse che si sarebbe attivato in tal senso e che ci saremmo risentiti per stabilire la data. Riuscimmo a combinare l’incontro, MASIELLO venne a Bari in un giorno di agosto, pranzammo lui ed io Bari e, in seguito, venne a prenderci GIACOBBE con il quale andammo a Lecce.  La mattina dello stesso giorno, prima che arrivasse MASIELLO, QUARTA mi comunicò  che l’appuntamento era fissato nel pomeriggio davanti all’Hotel Tiziano di Lecce e che all’incontro non sarebbe stato presente Pierandrea SEMERARO, ma che – comunque – al suo posto sarebbe venuto una persona di sua fiducia, di cui non mi disse il nome. Giunti a Lecce, prima di andare all’appuntamento, lasciammo GIACOBBE e proseguimmo verso l’Hotel Tiziano con la sua auto; parcheggiammo davanti all’Hotel e lì aspettammo l’arrivo del QUARTA. Lui arrivò da solo e subito  dopo arrivò la persona di fiducia di Pierandrea Semeraro; entrammo nell’Hotel e l’uomo di fiducia di Pierandrea  SEMERARO ci disse che voleva parlare da solo e separatamente con  MASIELLO; infatti,questa persona condusse MASIELLO in una sala riservata che si trova al piano inferiore rispetto alla hall, che successivamente ho appreso essere stata prenotata dalla persona di cui sopra a suo nome. Dopo circa dieci minuti MASIELLO risalì nella hall in compagnia della predetta persona; ci sedemmo MASIELLO ed io su un divanetto e mi disse che il LECCE era disposto a definire l’accordo riguardate il derby giocato a maggio, con un pagamento a saldo di € 50.000,00. Subito dopo, l’uomo di fiducia di SEMERARO ci invitò ad andare tutti nella sala di sotto e fu allora che vidi sulla bacheca che si trova nella hall che la stanza era stata riservata per l’avv. STARACE. Ho così dedotto che la persona di fiducia di SEMERARO che stava conducendo la trattativa  fosse l’avv. STARACE. A tal proposito, preciso che nel corso dell’interrogatorio del  6.4.2012 reso dinanzi al P.M. dott. Ciro Angelillis durante un riconoscimento fotografico  ho identificato l’avv. Andrea STARACE come la persona presente a quell’incontro all’Hotel Tiziano, riferitomi dal QUARTA come persona di fiducia di Pierandrea SEMERARO. Arrivati nella stanza,lo STARACE ci disse che la proprietà del Lecce era mutata e  che, pertanto, la nuova proprietà non poteva riconoscere a MASIELLO più di ulteriori € 50.000,00. Io risposi che da parte nostra gli accordi erano stati rispettati e che, quindi, pretendevamo un  saldo di € 120.000,00; l’incontro finì con un nulla di fatto. Andammo a prendere Fabio GIACOBBE e parlai con MASIELLO dicendogli che, in pratica, l’assegno era carta straccia e che dovevamo salvare il salvabile. Richiamai QUARTA e ci siamo rivisti io MASIELLO e QUARTA al Tiziano, rimanendo nel parcheggio; di lì a poco arrivò STARACE e lì ci accordammo nel senso che avremmo limitato le nostre pretese ad € 70.000,00; e così € 50,000,00 ce li consegnò l’avv. STARACE, che aveva con sé una borsa dalla tirò fuori banconote (non ricordo se fascettate o meno), con la promessa che i restanti € 20.000,00 sarebbero stati consegnati in occasione della venuta a Lecce di Andrea MASIELO per la gara Lecce-Atalanta. Poiché MASIELLO non acconsentì a tale modalità, propose lui stesso che tale somma fosse consegnata da QUARTA al sottoscritto a fine settembre. Tanto non è più avvenuto anche perché scoppiò il caso dello scandalo scommesse”.In sede di audizione innanzi alla Procura federale in data 16.7.2012, VIVES afferma che SEMERARO “era un Presidente che partecipava poco alla vita dello spogliatoio. Entrava nello spogliatoio a fine gara, ma non nell’intervallo; non posso escludere che abbia assistito a delle gare dalla panchina aggiuntiva. Il riferimento della società per ogni problemi era Mario ZANOTTI, il team manager, non avevamo il direttore sportivo”. Sulla possibilità che nel corso della settimana precedente la gara fosse stato avvicinato da ZANOTTI che riferiva di un accordo con MASIELLO per la gara precisa: “lo escludo. Preciso, inoltre, che per tale gara non ho notato alcuna anomalia. Aggiungo che, a mio parere, anche l’autogol di MASIELLO non è stato volontario; solo un fenomeno poteva fare un goal del genere”. Sul ritiro pre-gara di Bari-Lecce del 15.5.2011 aggiunge: “non ricordo l’Hotel di Bari dove abbiamo alloggiato; in stanza stavo con CORVIA. ZANOTTI era certamente presente come dirigente del LECCE; non ricordo se c’erano altri  dirigenti. Escludo che il sig. QUARTA sia venuto nel ritiro del Lecce in quell’occasione. Voglio precisare di aver visto tale persona solo due/tre volte nel parcheggio dello stadio a  fine gara. Ho associato il nome al soggetto solo dopo aver visto la foto in alcuni giornali”. Sul possibile colloquio avuto con QUARTA nel luglio 2011 chiarisce:“Preciso – come già spontaneamente riferito alla Procura di Bari – di essere stato avvicinato dal sig. QUARTA, al Ristorante Bacaro a Lecce, frequentato anche da altri calciatori. In tale occasione, il 14 luglio 2011, ricordo che, mentre stavo mangiando con due miei amici di Napoli (mi trovavo a Lecce per le visite mediche in vista del ritiro pre-campionato, la mattina dopo dovevo partire per il ritiro), si è avvicinata questa persona- che all’epoca non sapevo che si trattasse del sig. QUARTA – e mi ha chiesto se ero amico di MASIELLO. Io gli ho risposto che non lo conoscevo, né avevo mai avuto alcun rapporto con MASIELLO. Il sig. QUARTA si è congedato dal colloquio, durato meno di un minuto, dicendomi che potevo continuare a mangiare. (…) Confermo quanto già riferito alla Procura della Repubblica di Bari e preciso che QUARTA mi chiese se MASIELLO, con riferimento alla gara Bari-Lecce, mi aveva fatto qualche cenno. Ribadisco di aver riferito al sig. QUARTA che non conoscevo MASIELLO”. Sulla possibilità che dopo la gara Bari-Lecce qualche altro tesserato del LECCE o persona vicina alla dirigenza del LECCE gli abbia chiesto se aveva parlato con MASIELLO in occasione della predetta gara afferma: “Lo escludo”. Sul fatto che MASIELLO gli avrebbe dato  una pacca sulla spalla nella fase del riscaldamento pre-gara e che  lui stesso avrebbe chiesto a  MASIELLO di scambiare la maglia dichiara: “Escludo che ci sia stato tale incontro e, conseguentemente, escludo di aver ricevuto la pacca sulla  spalla da MASIELLO  e di avergli chiesto la maglia. A tal riguardo, preciso, così come già riferito spontaneamente nel corso dell’interrogatorio presso la Procura di Bari, di cui alla premessa, che la maglietta io la chiesi a BELMONTE a fine gara. La maglietta la diedi a un collega barese di mio fratello. Ci scambiammo le magliette con BELMONTE, non perché lo conoscevo, ma perché è stato il primo calciatore che ho incontrato a fine gara”. Sul perché MASIELLO avrebbe dovuto riferire tale episodio specifica: “Io non conosco alcun giocatore del Bari e, quindi, neanche MASIELLO e non so darmi una spiegazione al riguardo. Ribadisco che, prima della gara, durante la gara ed al termine della gara, non ho avuto alcun contatto con Andrea MASIELLO”. Nella audizione innanzi alla Procura federale in data 19.7.2012, SEMERARO ha negato che il QUARTA gli avesse ventilato la possibilità di un accordo con giocatori del BARI, precisando, peraltro, di essere amico da tanti anni con QUARTA, di avere con lui rapporti di lavoro e di giocare insieme a calcetto ogni domenica. SEMERARO non ha escluso di aver incontrato QUARTA il 14.5.2011 intorno alle 14,30/15,00 in piazza Mazzini a Lecce e ha affermato che capitava spesso che i due  si trovassero al Bar “Trecentomila” per prendere un caffè o per mangiare. Alla richiesta di giustificare i movimenti bancari di Pierandrea SEMERARO, Giovanni SEMERARO, Claudia NERVINO e Carlo QUARTA, il deferito ha risposto: “Non so dare giustificazione dei movimenti finanziari relativi alla posizione  di Giovanni SEMERARO. Preciso che all’epoca mio padre era il proprietario della Società per il tramite della REG Semeraro e in tale qualità era partecipe di tutte le scelte strategiche relative alla Società, come per esempio la scelta dell’allenatore e le strategie di mercato. Per quanto riguarda i movimenti bancari di Carlo QUARTA posso riferire che l’assegno di € 50.000,00 di cui all’informativa era relativo ad un prestito che avevo fatto al QUARTA per una operazione immobiliare di quest’ultimo nel centro storico di Lecce; preciso che a fine aprile avevo dato al QUARTA un altro assegno di € 20.000 per altra operazione, non andata a buon fine, somma che mi fu restituita in contanti a fine giugno e che ho provveduto a versare sul mio conto corrente. Il prestito di € 50.000 non mi è stato ancora restituito e preciso che visto il mio rapporto con il QUARTA così amichevole, non avevamo convenuto un corrispettivo per interessi; il QUARTA mi aveva promesso la restituzione ma questo non è ancora avvenuto, nonostante le mie richieste, posso immaginare che volesse temporeggiare in attesa della conclusione della compravendita di tre appartamenti del Gruppo societario al calciatore VUCINIC, con il quale lui aveva fatto da intermediario, tale circostanza non si sarebbe potuta verificare in quanto gli appartamenti non erano riconducibili solo a me e pertanto il compenso per provvigione non ritenevo potesse essere destinato solo a me in restituzione dei € 50.000,00; non ho più richiesto le somme perché – in conseguenza delle note vicende – abbiamo diradato sino ad estinguere del tutto  i rapporti. Con riferimento all’assegno per € 40.000 fatto alla mia convivente Claudia NERVINO il 27 maggio 2011, preciso che la somma era destinata al ristorante “Il Giardino” di Lecce, di proprietà della medesima e del fratello, a titolo di sostegno finanziario, così come avevo già fatto quattro anni prima con € 56.000 per aiutare il padre, allora comproprietario, e poi due anni fa, quando ho messo € 80.000 nei conti della Società per rilevare, credo con un aumento di capitale, le quote del padre, a favore della mia compagna (oggi maggiore azionista) e del fratello. Ho precisato a lei che i soldi da destinare a ripianare  al ristorante, cercando di sensibilizzarla sui costi che l’attività comportava. Non mi sono mai interessato e non so dire quindi sotto quale forma giuridica sia gestito il ristorante “Il Giardino”, ho cercato di seguirne le sorti con un mio commercialista di fiducia ma poi, visto che costava troppo, decisero di farne a meno. Preciso che, da quello che mi ha riferito la mia compagna i soldi sono stati destinati alla gestione del ristorante, ma non so in che modo ciò sia avvenuto. Con riferimento all’assegno per € 70.000 fatto alla mia convivente Claudia NERVINO il 13 giugno 2011, preciso che la  somma era destinata alle sue necessità per garantirle l’indipendenza economica. Poi abbiamo fatto  un regalo alle mie nipotine che hanno celebrato il battesimo a maggio, ed abbiamo comprato due quadri a Milano, che abbiamo pagato in contanti, € 30.000 ciascuno; il resto dei soldi sta ancora nella cassaforte a casa nostra, so che c’è un sacchetto, ma non  so quanto ci sia dentro. Sapevo che la mia compagna aveva cambiato in contanti la somma da me  erogata, perché non aveva dimestichezza con i rapporti bancari. Con riferimento ai miei prelievi in contanti per complessivi € 130.000, oltre agli assegni versati al QUARTA ed alla NERVINO, (- 23.05.2011 Euro 40.000,00- prelievo contanti – Unicredit; – 30.05.2011 Euro 40.000,00- prelievo contanti.- MPS. – 18.07.2011 Euro 40.000,00- prelievo contanti- MPS;  – 25.07.2011 Euro 10.000,00- prelievo contanti- Banca Apulia), preciso che € 30.000 sono sicuramente stati destinati all’acquisto dei quadri per il battesimo per il quale ho già riferito, mentre € 50.000 sono stati destinati alle vacanze; il resto è conseguenza del mio normale tenore di vita, come peraltro risulta dai prelievi effettuati negli  anni precedenti e come  può risulta dal mio estratto conto MPS, che si  allega al presente verbale per formarne parte integrante e sostanziale”. 
Orbene non vi è chi non veda che le giustificazioni date da SEMERARO circa le causali dei vari movimenti bancari, suoi e della  convivente, non sono credibili, sia perché non confortate da adeguate prove scritte (accordi circa i prestiti a QUARTA, fatture di acquisto dei quadri, scontrini fiscali circa i regali alle nipoti), sia perché i movimenti si sono svolti proprio nel periodo “incriminato”. Né a smontare tale convincimento può essere ritenuta idonea la documentazione prodotta dalla  difesa di SEMERARO, atteso che la dichiarazione del pittore, che afferma di aver venduto alcuni quadri a SEMERARO, risulta del tutto generica e che la documentazione bancaria prodotta in udienza dalla difesa non contrasta minimamente con la ricostruzione fatta dalla Polizia giudiziaria. È assai sospetta, peraltro, la ripetitività di ingenti prelievi di contanti, specialmente al giorno d’oggi quando, come notorio, gli spostamenti di considerevoli somme di denaro (che non abbiano finalità illecite) vengono normalmente eseguite con operazioni tracciabili. Nemmeno la circostanza che alcune delle somme prelevate siano state utilizzate per rilanciare il ristorante della convivente e del di lei fratello o quella che le somme prelevate non corrisponderebbero esattamente agli importi  pattuiti per il compenso dell’illecito possono essere ritenute idonee a escludere la responsabilità di SEMERARO. Del tutto apodittica, poi, deve ritenersi  l’affermazione di SEMERARO, che sostiene che gran parte dei prelievi in contanti sarebbero serviti per il suo normale tenore di vita. Infine, si consideri che la presenza di SEMERARO (che peraltro ammette espressamente di essere amico di QUARTA) dall’altro lato della piazza del bar ove si svolge l’incontro tra CARELLA, GIACOBBE, DI LORENZO e QUARTA  stesso (il quale, lasciando per breve tempo i predetti, attraversa la piazza  per incontrare il SEMERARO) non può essere ritenuta casuale, ma deve essere messa in relazione con la conseguente dazione da parte del QUARTA dell’assegno di 300.000 euro a garanzia della riuscita della combine.
Tali circostanze costituiscono  indubbiamente indizi gravi, precisi  e concordanti, che contribuiscono a comprovare la responsabilità di SEMERARO, così come costituisce ulteriore grave indizio la circostanze che le mazzette di contanti mostrate nella stanza di albergo ai giocatori del BARI fossero contenute in fascette del MPS, banca presso la quale SEMERARO intrattiene rapporti di cc. E tali logiche considerazioni, che la documentazione e le argomentazioni difensive non riescono peraltro a contrastare, consentono  di ritenere ulteriormente dimostrata la responsabilità di SEMERARO. La responsabilità disciplinare dei deferiti, quindi, risulta pienamente provata dagli argomenti probatori sopra riportati, oltre che da numerosi indizi gravi, precisi e concordanti. Le dichiarazioni rese da MASIELLO, CARELLA e QUARTA sono riscontrate, come sopra precisato, da circostanze oggettive che costituiscono prova certa della responsabilità dei deferiti. È quindi accertato che MASIELLO e SEMERARO, in concorso fra loro e con altri tesserati allo stato non identificati, hanno realizzato atti diretti e idonei ad alterare il regolare svolgimento e il risultato della gara in oggetto al fine di determinare la sconfitta del BARI, risultato effettivamente realizzatosi e che ha concretamente determinato la permanenza in serie A del LECCE all’esito della stagione 2010/2011.
Le condotte di cui sopra integrano la violazione dell’art. 7, comma 1, 2 e 5, con l’aggravante di cui al comma 6, per SEMERARO. Per MASIELLO Andrea, PARISI, ROSSI, BENTIVOGLIO e la società BARI è stata disposta l’applicazione di sanzioni ai sensi degli artt. 23 e/o 24 CGS. Non vi sono prove, invece, né  indizi gravi, precisi e concordanti atti a dimostrare la responsabilità disciplinare di VIVES, che,  conseguentemente, deve essere prosciolto dall’addebito ascrittogli. Le dichiarazioni  rese in proposito da Andrea MASIELLO sono confuse e contraddittorie e appaiono dettate soprattutto dalla volontà di dimostrare a ogni costo il proprio determinante contributo all’alterazione del risultato della gara e la propria leale collaborazione in tal senso, al fine precipuo di ottenere la corresponsione del compenso concordato per l’illecito. Per altro verso, risulta inspiegabile che il sospetto della mancata effettuazione del segnale convenuto (pacca sulla spalla a VIVES da  parte di MASIELLO) abbia preso corpo a distanza di mesi dalla data di svolgimento della gara. Infatti, se VIVES fosse stato partecipe dell’illecito o comunque coinvolto a qualunque titolo nella vicenda, avrebbe riferito subito a chi di dovere il mancato contatto da parte di MASIELLO.
La responsabilità diretta della società  LECCE scaturisce dagli accertati illeciti comportamenti posti in essere dal proprio Presidente e legale rappresentante. La responsabilità oggettiva è esclusa in seguito al proscioglimento del tesserato VIVES, mentre la responsabilità presunta sorge dalla circostanza che  l’illecito sportivo è stato commesso a vantaggio della Società da persone a essa estranee. Tale responsabilità non può essere esclusa, neppure in termini di  ragionevole dubbio, stante la comprovata partecipazione della società alla consumazione dell’illecito.

 

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net

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