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Lutto: è morto Gianmauro Anni

Da 25 Luglio 2013 - 10:30Non Ci Sono Commenti3 min leggere

Caro Gianmauro, sapevamo tutti, tu per primo, che era soltanto questione di tempo. Però adesso che hai lasciato per sempre i tasti del tuo pc è ugualmente difficile pensare che non ci sarai più nel posto vuoto accanto al mio nella tribuna stampa del Romeo Menti. Quel po’ di giornalismo che so l’ho imparato tutto da te, ai tempi eroici di “Sport Vicentino”. Avevi già alle spalle una lunga carriera come caporedattore al Giornale di Vicenza, poi come editorialista al Gazzettino e ti eri lanciato nella nuova avventura con appena un altro professionista e con tutti noi, la pattuglia dei neofiti: il sottoscritto come praticante, assieme a Luca Pozza, Andrea Lazzari, Giancarlo Tamiozzo, Luisa Nicoli, Giangio Maselli, Giulio di Palma, Davide Marcon e Paola Ambrosetti che poi avresti scelto a succederti come guida della testata.
Abbiamo così imparato a conoscere quella specie di macchina da guerra che eri: un pacchetto di Gauloises, una bottiglia di Ballantines, una notte insonne, e mezzo giornale era pronto al mattino seguente, mentre smoccolavi davanti al caffè perché le restanti pagine non le avevamo messe insieme in tutti e cinque. Un lavoratore micidiale ma anche una penna sopraffina: ironica, incisiva, sempre sul pezzo. Avevi un caratteraccio, lasciatelo dire da quello che per età ti era meno lontano, ma da te non si potevano aspettare scorrettezze e finzioni. Nel nostro ambiente è mica cosa da poco…
Un’ultima cosa voglio ricordare in questo coccodrillo (quanto li odiavi, eh?). Di Gianmauro Anni a Vicenza si ricorderà che è sempre stato un passo più avanti degli altri traghettando, con le sue esperienze di impaginazione elettronica, il vecchio giornalismo dei piombi, del proto e degli inchiostri verso la nuova stampa digitale che oggi domina questa professione. Come già avvenuto al tuo amico Gigi Ghirotti, anche tu ci hai fatto fino all’ultimo da inviato sul fronte della malattia, raccontando quello che quasi tutti, per pudore o per imbarazzo, tacciono sull’ultimo tratto del nostro umano viaggio. Anche di questa testimonianza ti ringraziamo, Direttore, estendendo alle tue figlie, ai nipotini e alla collega Paola i sensi del nostro più grande dolore. Se ne va un giornalista di razza, lasciando un vuoto che temo non potrà essere colmato tanto facilmente. Ma adesso basta. Come dicevi sempre, il giornale deve uscire, succeda quel che succeda. Il resto è aria fritta…

(Alberto Belloni, Nuova Vicenza)

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