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Incontriamo oggi un giocatore che senza dubbio é uno dei più amati dai supporter biancorossi che lo hanno visto all’opera nei suoi fantastici quattro anni a Vicenza nella squadra allenata da Francesco Guidolin. Uomo di poche parole, si è fatto conoscere e stimare dal pubblico vicentino con i fatti. Le sue indimenticabili sgroppate sulla fascia e la sua grinta sono ancora ben impressi nella memoria collettiva dei tifosi.

Buon pomeriggio Gustavo Méndez, bentornato a Vicenza: allora, quanto tempo è passato dall’ultima volta che sei stato qui?
L’ultima volta che sono venuto a Vicenza è stato nel 2006, un viaggio di piacere per rivedere vecchi amici…

Ricordiamo allora il tuo arrivo nella città del Palladio nell’estate del 1995, fresco reduce dalla brillantissima vittoria ai rigori della Coppa America contro il Brasile. Che ricordi conservi di quella memorabile partita?
E’ stata la miglior partita della mia carriera, una gara incerta fino all’ultimo secondo. La Nazionale Uruguaiana non aveva mai perso una finale di Coppa America in casa, quindi ci tenevamo tantissimo a non interrompere questa tradizione. Un’emozione fortissima…indimenticabile. Ma anche la vittoria della Coppa Italia qui a Vicenza è stata una gioia immensa e non parlo solo per noi giocatori. Tutta la città era in festa, è stato bellissimo rendere felici così tante persone!

Ti sei presentato a Vicenza come un giocatore molto duttile, terzino sia destro che sinistro, ma potevi giocare anche in mediana. Chi ebbe il merito di portare te e il tuo grande amico Marcelo Otero in Italia?
C’erano stati dei contatti tra il Presidente Dalle Carbonare e il Direttore Generale Gasparin che hanno contattato il nostro procuratore Paco Casal. Le partite della Coppa America erano state viste anche qui da voi, evidentemente siamo piaciuti e per fortuna si è concretizzato il nostro ingaggio a Vicenza.

Ricordiamo allora i tuoi due gol segnati con la maglia biancorossa. Il primo in Coppa delle Coppe contro il Roda qui a Vicenza…
Lo ricordo molto bene quel gol, segnato sotto la curva nord! Una gran rovesciata, un gollasso…come dite voi qui (ride, ndr).

Il secondo invece a Firenze, eravamo passati in vantaggio per primi se non sbaglio…
Sì, l’azione è nata dopo dieci minuti del primo tempo da un cross di Zauli, Di Napoli mi ha servito un bella palla e io l’ho messa dentro.

Devo per forza – e con dolore peraltro mai sopito – chiederti di parlare di quel tuo clamoroso gol fallito contro il Chelsea. Mi sono giocata almeno dieci anni di vita nel vedere il pallone sparato alle stelle. Ma cosa è successo esattamente?
Purtroppo sono arrivato un po’ in ritardo sul pallone e ho calciato male…molto male. Se fossi riuscito a segnare quel gol saremmo andati giustamente in finale. E’ stata una partita che dovevamo chiudere prima e se fossimo passati a Londra avremmo vinto la finale con lo Stoccarda. Non ne ho la prova assoluta, ma in quel momento eravamo la miglior squadra del torneo. Resta l’amarezza di essere usciti immeritatamente, poi ogni volta che torno a Vicenza ci pensate voi a ricordarmi quell’errore (sorride, ndr).

Poi nel 1999  la retrocessione del Vicenza e il tuo passaggio al Torino dove giocasti veramente poco. Nella prima stagione con allenatore Mondonico ritrovasti Francesco Coco, nella seconda con Simoni e poi Camolese ritrovasti Giovanni Lopez. Cosa ti è rimasto dentro di quelle due sfortunate stagioni? Un bel ricordo ce l’hai: il tuo gran gol all’Inter…
Il primo anno al Torino ho sempre giocato e il gol all’Inter è stata una bella soddisfazione. Nella seconda stagione purtroppo ho avuto un periodo molto tribolato a causa dei gravi problemi di salute di mio figlio Christian. Per questo motivo chiesi al Presidente Romero di non giocare perché non c’ero proprio con la testa. Avevo ancora un anno di contratto e dovevo rinnovarlo ma non me la sono sentita di rimanere. Il Presidente è stato davvero umano e comprensivo con me e mi ha molto aiutato, ma io ho scelto di tornare in Uruguay.

Nel 2002 sei appunto rientrato in Uruguay e nel tuo Nacional dove hai chiuso la carriera nel 2005, segnando ancora 5 gol…
Nel 2002 sono tornato al Nacional, la squadra dove sono cresciuto. Biancorossa anche quella maglia, ma con un pochino di blu. Sono sicuro però di aver segnato almeno 8/9 gol negli ultimi tre anni della mia carriera.

E adesso sei un affermato procuratore. Cosa ci racconti del calcio uruguaiano, c’é qualche astro nascente di cui sentiremo parlare in futuro?
L’Uruguay ha dato al calcio ottimi giocatori, Fonseca, Suarez e Cavani tanto per citare i più famosi qui in Italia. Ma stanno nascendo nuovi grandi talenti come il giovanissimo Diego Rossi, Nazionale Under 15, poi Under 17 e ora Under 20, capocannoniere di tutte le tre categorie. Una punta di chiara origine italiana che se arrivasse a giocare nella squadra giusta potrebbe diventare un grande campione. Un altro giocatore molto forte è il difensore centrale dell’Atletico Madrid, Emiliano Velazquez.

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Marcelo Otero, Diego Otero, Gustavo Mendez e Pasquale Luiso in tribuna al Menti per Vicenza-Casertana

A proposito di giovani talentuosi, cosa ci puoi raccontare di Diego Otero visto che lo conosci molto bene?
Diego l’ho visto nascere, è cresciuto con mia figlia. E’ un giocatore molto disciplinato tatticamente, ha un ottima resistenza fisica ma soprattutto ha quelle qualità tecniche che oggi non si trovano facilmente nel calcio moderno. Ho saputo che nelle amichevoli giocate da quando è aggregato al Vicenza ha segnato e ha fatto segnare. Può essere sicuramente un buon affare per voi. Premetto che non sono il suo procuratore e che parlo solo come uomo di calcio.  

Prima di congedarci vuoi mandare un saluto ai tifosi del Lane?
Certo! Mando un saluto a tutti i tifosi di Vicenza, ai miei ex compagni, ai dirigenti e allenatori e naturalmente a tutta la città. Ringrazio tutti per gli anni bellissimi che mi hanno fatto passare qui. Amo Vicenza, qui è nato mio figlio Christian e sono emozioni che non si possono dimenticare. Mando un abbraccio a tutti, spero che possiate presto ritornare in Serie A, un pubblico così merita la massima serie. Mi dispiace solo di non aver visto giocare oggi il mio Vicenza con l’amata maglia biancorossa, non mi è piaciuto vedere degli altri colori (scuote la testa ndr)…

Forse, chissà, ha ragione lui.
Amichevoli a parte, come recita l’inno del Vicenza “biancorosso è il colore, biancorosso è l’amore, che mi porto nel cuore di questa città”.

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