Salta al contenuto principale

I giorni passano ma le incertezze sulla ripartenza della serie A restano parecchie. Il vertice tra il governo e la FIGC ha portato solo all’autorizzazione dal 4 maggio degli allenamenti individuali, mentre quelli collettivi dovranno attendere almeno fino al 18. Le tempistiche continuano a slittare e le possibilità di chiudere la stagione entro il 31 luglio come chiede la FIFA diminuiscono. Al momento l’ipotesi più credibile porta a pensare che la serie A possa riprendere a giocare il 6 giugno, ma questa è quasi una data ultima per consentire di chiudere la stagione entro la fine di luglio. I dubbi restano tanti, dal contatto fisico tra giocatori che nel calcio rappresentano la normalità, fino addirittura all’ultima tesi che vorrebbe che il pallone possa essere veicolo di contagio. In più, cosa accadrebbe se anche solo un giocatore dovesse risultare positivo? Si potrebbe bloccare tutto di nuovo. Di certo c’è che la serie A per evitare di perdere circa 350 milioni dalle tv deve concludere la stagione, ma al momento di certezze non ce ne sono. L’unica è quella di oggi che ha visto la FIGC rendere nota la decisione di posticipare al 2 agosto la fine della stagione sportiva 2019/2020, disposizione che verrà deliberata dal presidente Gabriele Gravina nelle prossime ore.

La serie A sta quindi faticosamente provando a trovare la via per concludere la stagione, con la serie B che è alla finestra e che seguirà (forse) la strada della massima serie. La serie C invece è ancora su un binario fermo e tutto lascia pensare che non ripartirà più, almeno per questa stagione perché realisticamente non ci sono le condizioni per proseguire. Una tesi che anche la stragrande maggioranza dei club di serie C ha più volte espresso, la proposta (se si esclude la bizzarra teoria della quarta promozione a sorteggio) del Consiglio Direttivo di sabato scorso non ha fatto altro che confermare l’orientamento comune emerso nella precedente assemblea dei club. Impossibile pensare di applicare il rigido protocollo sanitario messo a punto dalla commissione medica della FIGC che prevede severi controlli attraverso tamponi e test sierologici, senza contare che in terza serie sono pochissime le società che dispongono di un centro tecnico che risponda ai requisiti richiesti. In Lega pro, inutile girarci intorno, il momento è drammatico perché è facile prevedere che saranno decine le società che rischieranno di non avere la forza economica di riprendere a giocare e di iscriversi alla prossima stagione. L’allarme lanciato più volte dal presidente Francesco Ghirelli non può cadere nel vuoto perché se non si troverà una soluzione che contribuisca ad aiutare le società di serie C, la terza serie è destinata al collasso. 60 società sono probabilmente troppe e si dovrà studiare come operare una riduzione degli organici, anche se la cosa più urgente è quella di stabilire come concludere la stagione in corso. Le società che vorrebbero portare a conclusione il campionato sul campo sono poche, tra queste il Monza di Adriano Galliani che ha spiegato come sia quasi impossibile – “ chiudere la stagione entro l’estate, ma realisticamente si potrebbe farlo non prima di ottobre novembre. Anche se venisse dato l’ok per gli allenamenti individuali, dopo tutto questo periodo di sosta, visto che si dovrà giocare ogni tre giorni, ci vorranno almeno quattro o cinque settimane prima di poter giocare a calcio. Già arrivi a luglio, agosto, ci sono undici partite da fare. Sarebbe stato più semplice far slittare la chiusura della stagione il 31 dicembre invece del 30 giugno “. Teorie che al momento restano tali perché finché non riparte almeno la serie A non ci sono certezze. Lo stesso vale per i verdetti delle serie professionistiche, con retrocessioni e promozioni che in qualche modo dovranno essere determinate. Provando ad immaginare che la serie A una soluzione per chiudere la stagione la troverà e che di conseguenza le tre retrocessioni in serie B verranno stabilite dal campo, il problema potrebbe nascere se il torneo cadetto invece non riuscisse a concludere la stagione. Cosa deciderebbe in questo caso la FIGC? Come determinerebbe le promozioni e le retrocessioni della serie B senza incorrere in una serie di ricorsi delle squadre che si sentiranno penalizzate? Perché se in Lega Pro la decisione di promuovere Monza, L.R. Vicenza e Reggina è stata accettata e non sarà contestata, sulla quarta promozione ci sono già società (Carpi e Bari in primis) che minacciano ricorsi. E considerato che un torneo cadetto a 24 al momento non lo vuole nessuno, la matassa nelle mani della Federazione è di quelle veramente difficili da districare. La realtà, almeno quella che a noi pare evidente, è che manca una visione unitaria per cercare di superare insieme la crisi. Ognuno cerca di difendere i propri interessi e poco importa se si andrà ad uno scontro totale con la serie A che seguirà la sua strada ed il resto del panorama che vedrà la serie B contro la Lega Pro a sua volta in conflitto con la serie D. Un sistema diviso che non ha ancora compreso che da una crisi come questa non si può uscire se non cercando di superare le divisioni che finora hanno sempre caratterizzato il mondo del pallone.

 

 

Facebook Notice for EU! You need to login to view and post FB Comments!

Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net