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Il mio Vicenza è il Vicenza di mio padre, che me l’ha fatto conoscere tanti anni fa. Lo seguo dalla stagione 1987/88. I miei primi ricordi sono pochi, ma vivi: sofferte partite di serie C, partite ascoltate alla radio perché la televisione non le trasmetteva, brevi notizie ascoltate alla domenica sera nel TG3 del Veneto che annunciavano velocemente il risultato e la classifica. Ogni domenica pomeriggio mio papà accendeva la sua radiolina e insieme ascoltavamo con trepidazione. Mio papà da anni non andava più allo stadio, ma la partita non la perdeva mai. Ricordo che ascoltavamo la radio nella stanza del suo lavoro, in cucina, in negozio, in giardino, addirittura nei campi mentre tagliavamo la legna e lui aveva appeso la radiolina ad un ramo dell’albero…quando il Vicenza segnava un gol mio papà era contento e vedevo che lavorava con più brio ed energia, quando subiva il gol si intristiva e lavorava più lentamente…a seconda del risultato finale, per noi due, la settimana era più triste o più allegra. Mio papà ha lasciato questo mondo nel 2019, in una brutta giornata di febbraio, ma ogni volta che gioca il Vicenza lui è seduto vicino a me e guarda la partita con me. Gioisce quando vinciamo, è triste quando perdiamo. Il mio Vicenza è la squadra più antica del Veneto, è nato nel 1902. L’Hellas Verona è nato nel 1903 e il Calcio Padova nel 1910. Il mio Vicenza ha vinto la Coppa Italia nel 1997 ed è andato in Coppa delle Coppe nel 1998. Ha vinto la Coppa Italia di serie C nel 1982.
Ma il mio Vicenza stava per morire nel 1989. Il 4 giugno del 1989 stavamo tornando a casa da una festa con le suore della mia scuola. Facevo la seconda media. La partita più drammatica della mia vita l’ho ascoltata quel giorno sull’autoradio della macchina di mio papà. Non l’ho mai vista, neanche su YouTube, dove ho visto il video dello spareggio Vicenza-Prato di Ferrara del 1990 e altre partite. La ricordo come fosse oggi. Il Trento segna all’80 minuto e all’89 minuto il Vicenza è in serie C2. Ad un minuto dalla fine siamo morti, 60 secondi. Cosa sono 60 secondi?…60 secondi sono niente…60 secondi sono la vita o la morte! Al 90 minuto un certo Fausto Pizzi segna il rigore dell’1 a 1. La sopravvivenza arriva all’ultimo minuto dell’ultima giornata di campionato…Molte volte ho ripensato a quella partita, anni dopo, e mi sono chiesto: e se avessimo perso, cosa sarebbe successo? Una risposta io me la sono data, e ognuno può darsi la sua. L’anno successivo, nel 1990, a 3 giornate dalla fine siamo quasi spacciati, ma incredibilmente vinciamo tutte e 3 le ultime partite, raggiungiamo il Prato, lo trasciniamo a Ferrara e lo battiamo nello spareggio decisivo. Da studente, per andare all’università, ho camminato per due anni vicino allo stadio Mazza di Ferrara. Più di una volta ci ho guardato dentro, da una stretta apertura. Ho visto i seggiolini di una parte di curva o tribuna, non so, e mi è sembrato di vedere ancora i tifosi biancorossi festanti, le bandiere, i colori, di sentire il clamore e di respirare l’aria di quel giorno memorabile…

Il mio Vicenza adesso è ultimo nella classifica della serie B, ma non credo che sia l’ultimo della serie B, e nemmeno che meriti di essere l’ultimo. Sono sicuro che il mio Vicenza continuerà a combattere fino alla fine, che non si arrenderà mai, come ha fatto nell’89 e nel ’90 e molte altre volte nella sua storia, perché quando stai per perdere qualcosa, anche di importante, a un certo punto puoi anche alzare bandiera bianca, ma quando stai per morire, non vuoi mai morire.
Vicenza è terra alpina. Facciamo nostra la frase scolpita nella pietra dagli Alpini sul Doss di Trento: “Per gli Alpini non esiste l’impossibile”.
“Per i Vicentini non esiste l’impossibile”.
FORZA VECCHIO CUORE BIANCOROSSO, BATTI ANCORA UNA VOLTA!
Edoardo da Gazzo.
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