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A due giornate dalla fine del girone di andata il bilancio del L.R. Vicenza è già definito ed è un bilancio disastroso perchè i biancorossi guidati da mister Diana realisticamente non hanno più possibilità di raggiungere il primo posto in classifica che vale la promozione diretta in serie B, e sono usciti dalla Coppa Italia. Purtroppo le premesse della vigilia sono state tutte disattese e la tifoseria vicentina si trova, esasperata, a dover assistere ad un’altra stagione in cui, per evitare l’ennesimo fallimento, resta solo la lotteria dei play off che si cercherà di affrontare centrando (almeno quello) il quarto posto in classifica.

Se in una stagione a dicembre si è già fallito l’obiettivo principale con cui la proprietà di via Largo Paolo Rossi era partita, è chiaro che la responsabilità è di tutti, in primis della società che ancora una volta ha dimostrato di non saper “fare calcio”, di gestire le situazioni, le difficoltà che un club di football può presentare. Le società di calcio sono infatti società a tutti gli effetti, ma aggiungono la componente risultato che è fondamentale nel giudizio finale. Non basta, come è accaduto sia in questa stagione che in quella scorsa, costruire una rosa in cui i giocatori presi singolarmente siano tra i migliori della categoria nel loro ruolo, bisogna saperli gestire, fare in modo che rendano al meglio usando se serve, e a seconda dei casi, bastone e carota. Chiaro che oltre all’aspetto tecnico in cui la competenza nelle scelte è fondamentale, è necessario anche saper individuare i calciatori per le loro doti umane, e in questo l’amministratore delegato Rinaldo Sagramola, in un breve discorso alla cena organizzata dal CCCB, ha avanzato il dubbio sottolineando come, parole testuali, – “non vorrei aver sbagliato gli uomini prima che i calciatori”.

Si dirà che in questo Aimo Diana è il maggior responsabile visto che la squadra è stata costruita su sue indicazioni, e anche questo è un aspetto che, tirando le somme, si è rivelato una scelta sbagliata. Il tecnico bresciano ha certamente fallito, e questo lo certifica il campo senza alcun dubbio. La squadra a dicembre non ha un’anima, non ha gioco e non ha nemmeno quell’aninus pugnandi necessario per fare bene in serie C. Tradotto in soldoni il gruppo non è mai diventato una squadra nel senso calcistico del termine, e a livello dei singoli tutti i calciatori, ma proprio tutti, stanno rendendo nettamente al di sotto delle loro possibilità.

Qualcuno potrebbe pensare che si stia esagerando nelle valutazioni negative, ma la disamina segue fedelmente i risultati del campo e questi non lasciano scampo. Il confronto con la scorsa stagione alla 17esima giornata vede i biancorossi con sei punti in meno rispetto ai 32 dello scorso torneo che valevano il primo posto solitario con un punto di vantaggio sul Pordenone, Feralpisalò e Pro Sesto. Quello che è accaduto nella scorsa stagione dopo la netta e bella vittoria per 4-1 ottenuta il 23 dicembre a Sesto San Giovanni è un mistero che, almeno noi, non abbiamo mai compreso; sta di fatto che anche a causa di un mercato scellerato in cui non è arrivato il difensore centrale di spessore e personalità di cui il reparto aveva assolutamente bisogno, la squadra di Modesto è lentamente franata fino all’esonero del tecnico calabrese sostituito il 16 marzo da Dan Thomassen, allora allenatore della Primavera.

Perchè torniamo all’indietro di un anno? La risposta è presto servita. Perchè dietro l’angolo ci potrebbe essere un altro ribaltone sulla panchina berica e, come nello scorso marzo, la scelta potrebbe ricadere ancora sul tecnico della Primavera, Luca Rigoni. A riguardo Trento sarà senza dubbio importante perchè in caso di nuova battuta d’arresto la società potrebbe decidere di esonerare Diana senza concedergli l’ultima gara del girone di andata che si giocherà il 22 dicembre al “Menti” contro l’Alessandria. In caso si decidesse per il cambio della guida tecnica, una scelta rapida potrebbe consentire a Diana di andare ad allenare in un’altra piazza in questa stagione solo se l’esonero avvenisse entro il 20 dicembre come ha stabilito la nuova normativa ufficializzata dalla Lega Pro con un comunicato datato 6 novembre che recita testualmente – nel caso in cui l’allenatore sia esonerato dalla società prima del 20 dicembre, egli avrà il diritto di recedere unilateralmente dal Contratto ed a percepire gli Emolumenti pattuiti fino alla data di efficacia del recesso. In tal caso, in deroga all’art. 40 Regolamento del Settore Tecnico e all’ari. 38 NOIF, l’allenatore avrà altresì la facoltà di tesserarsi e svolgere attività per altra società anche di serie C. Una opportunità per Diana, ma chiaramente anche una possibilità per il L.R. Vicenza di togliere a bilancio, già nella stagione in corso, il peso del contratto dell’attuale tecnico biancorosso.

Questioni economiche di un bilancio gravato da costi alti per la categoria, con molti calciatori che in estate hanno firmato contratti biennali (con opzione per il terzo anno) il cui futuro verrà valutato probabilmente nell’ormai prossimo mercato di gennaio in cui, da quanto si vocifera, tutti i biancorossi saranno cedibili. E qui subentra la questione tecnica, perchè urge capire quali siano le intenzioni di questa società per il prossimo futuro, se cioè c’è ancora la volontà di andare avanti con l’obiettivo di far tornare il Lane nel calcio che conta, tradotto almeno (ribadiamo almeno) in serie B. Ma dopo oltre vent’anni (sei dell’attuale proprietà ndr) di delusioni ed amarezze il tifoso biancorosso è stanco, disilluso e non ne può più. E a causare questa situazione di grave malcontento sono stati senza dubbio i risultati negativi, le promesse non mantenute, (cinque anni e serie A, modello Atalanta, etc.) ma anche una comunicazione, un rapporto con i tifosi mai sbocciato che la società ha colpevolmente ignorato. Il distacco è provato da tante situazioni, dai silenzi della proprietà conditi da qualche dichiarazione ambigua, dal fatto che la squadra si è di fatto trasferita vicino a Fellette dove si allena, che non vive la città e il rapporto quotidiano con la gente vicentina che è cordiale e mai invadente, ma che in centro un come va? e un forza, dai, dobbiamo vincere, non l’ha mai negato a nessuno. Qualcuno potrà dire che sono “cavolate” che poco contano, ma basterebbe ascoltare chi a Vicenza ha giocato (e vinto) per capire come queste cose siano importanti perchè un giocatore deve sentirsi parte della squadra, ma anche della città in cui gioca e in cui dovrebbe vivere. Purtroppo in questo è rilevante la sensibilità, la passione che i vertici di una società dovrebbero avere, perchè la passione, quella vera e non di facciata, è componente importante nella gestione di una società sportiva, a volte tanto quanto la competenza e la disponibilità economica.

 

 

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net