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Tra il 1914 e il 1918 il mondo intero fu sconvolto dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale.
Questi sanguinosi cinque anni segnarono la fine di un’epoca straordinaria: l’età delle rivoluzioni industriali, dell’illuminismo e del positivismo – che aveva innestato fiducia nella razionalità, nel progresso e nella ricerca scientifica – terminò nel sangue e nella devastazione, lasciando un Europa divisa e impoverita.
Città distrutte dai bombardamenti, le campagne rese sterili dall’uso dei gas e dei lanciafiamme ma soprattutto dall’assenza di uomini che potessero coltivarle, interi paesi abbandonati da anziani, donne e bambini in fuga dalla guerra e in cerca di sostentamento … questo il devastante scenario che si presentò ai sopravvissuti, all’alba della pace.

Siamo arrivati dunque al 24 maggio 2015, la data che celebra il centenario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale anche in Italia – paese inizialmente neutrale che entrò nel conflitto solamente nel 1915 – e molte sono le commemorazioni e le celebrazioni dedicate alle migliaia di soldati che hanno lasciato le loro vite nei campi di battaglia.

Tra i 650.000 morti italiani di questo assurdo conflitto fratricida – che fece letteralmente scomparire un’intera generazione di giovani europei – vorrei ricordare i diciassette giocatori dell’allora Associazione Calcio Vicenza, tra i quali si contano ben sette medaglie d’argento al valor militare e una di bronzo.

Le loro vicende sportive sono rimaste scritte negli annali dei primordi del calcio italiano e vicentino, ma le loro morti sono passate alla Storia, rendendoli immortali e degni della nostra memoria e riconoscenza.
Alessandro Biego, sottotenente degli Alpini, caduto a 19 anni sui ghiacci delle Tofane
Ruggero Benetti, tenente degli Alpini, morto a 21 anni nell’ospedale da Campo sul Monte Sabotino per le ferite riportate in combattimento – medaglia d’argento al valor militare
Luigino Bertoli, aspirante ufficiale fanteria, morto sul Carso a soli 19 anni senza che gli fosse neppure concesso il tempo di completare il corso ufficiali
Lauro Bosio sottotenente degli Alpini e valente musicista, caduto sulle nevi del Cristallino d’Ampezzo – medaglia d’argento al valor militare
Ezio Burba, caporalmaggiore di Fanteria, caduto sul Monte San Michele – medaglia d’argento al valor militare
Enrico Busa, capitano degli Alpini, caduto da eroe sul Monte Castelgomberto – medaglia d’argento al valor militare
Cesare Caldonazzo, Capitano veterinario, morto per malattia contratta al fronte
Marcello Caldonazzo Capitano del Genio Zappatori, caduto a Nervesa della Battaglia sul Montello
Enzo Calvi, sottotenente degli Alpini, 19 anni disperso in combattimento sul Monte Toraro
Marino Chiovatti, sottotenente di Fanteria, disperso in combattimento sul Montello
Giacomo Fasolo, caporale Genio Telegrafisti, caduto a Bligny (Francia)
Valentino Giaretta, sottotenente degli Alpini, caduto a 22 anni sul dente Austriaco del Monte Pasubio – medaglia d’argento al valor militare
Pietro Sacchi, Tenente di Artiglieria Campale, morto per malattia contratta al fronte
Ottorino Reato sottotenente degli Alpini, caduto a 21 anni sul Monte Chiesa – medaglia di bronzo al valor militare
Adolfo Tonini, sottotenente Artiglieria da Montagna, morto a 23 anni per malattia contratta sul fronte Albanese
Umberto Vallesella, sottotenente degli Alpini, unico vicentino della Brigata Sassari, caduto da eroe a soli 20 anni sul Monte Zebio – medaglia d’argento al valor militare
Alberto Zanetti sottotenente degli Alpini, caduto sul Monte Cuckla – medaglia d’argento al valor militare
Questi sono nomi che non devono essere dimenticati.

Lapide_Pasubio_1415

Tra loro vi sono Eroi come Busa e Vallesella che meritarono l’onore delle armi da parte del nemico e furono addirittura proposti per l’assegnazione della medaglia d’oro. Erano così grandi da venire ricordati perfino in due capolavori della letteratura di guerra: “Le scarpe al sole” di Paolo Monelli e “Un anno sull’Altopiano” di Emilio Lussu.
Zanetti e Giaretta sono sepolti ai lati del loculo del Generale Pecori Giraldi nell’ossario del Pasubio.
Altri due hanno combattuto al fianco di due grandi scrittori: Ezio Burba con Giuseppe Ungaretti e Giacomo Fasolo con Curzio Malaparte.
Nella maggior parte delle lettere che arrivavano dai soldati al fronte alle loro famiglie, al momento dei saluti vi era sempre un’esortazione …. “se morirò, non dimenticatevi di me”.
Ecco perché oggi è così importante rinnovare e custodire la memoria di questi diciassette Eroi, come concittadini e soprattutto come tifosi della gloriosa squadra che Essi hanno contribuito a far diventare “la Maestra del Calcio Veneto”. (da “Le due divise” di Anna Belloni)

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