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Ovunque biancorossi: Paolo da Turano Lodigiano

Da 4 Giugno 2014 - 13:19Un Commento8 min leggere

Per la rubrica “Ovunque biancorossi” questa settimana andiamo a far visita a Paolo Corsi, tifoso lontano che vive a Turano Lodigiano, piccolo centro nella bassa milanese che conta circa 1.500 anime.

Buongiorno Paolo, ci siamo rivisti in occasione del piccolo raduno dei tifosi lontani per la partita secca di play-off contro il Savona (a cui fa riferimento la foto di copertina, ndr). Nonostante le tre pesanti assenze nella formazione del Vicenza si credeva ancora nella vittoria.
Certo, ma se ti appassioni ai colori biancorossi cresci con quel misto di sofferenza e speranza forgiato in anni di battaglie sui campi della serie C, come sui prestigiosi palcoscenici della A. Adesso l’ultimo rivale si chiamava soltanto Savona, per cui era legittimo augurarsi un passaggio di turno. Siamo arrivati a Vicenza convinti che anche senza i tre elementi di spicco sarebbe stato un pomeriggio di festa. Invece, come ben sappiamo, ancora un boccone amaro. Rimane il piacevole sapore di una trasferta trascorsa tra amici. Ammetto comunque che ritenevo la Pro Vercelli, ahimè, fuori portata. Sarebbe stata una vittoria di Pirro, quella con il Savona.

Al Menti quel giorno ho contato un gruppo nutrito di tifosi foresti: quattro rappresentanti della Lombardia (tu, Stefano di Gorgonzola, Pier di Crema e Daniele di Suzzara) cinque dall’Emilia Romagna (Robertino di Casalecchio sul Reno, Giulio, Andrea e Mattia di Ravenna, Viller di San Polo d’Elsa e Nicholas di Reggio Emilia), due dall’Alto Adige (Stefano di Bolzano e Traudy di San Candido), due veneziani (John e Andrew Rakas di Stra) e un toscano (Roberto di Camaiore). Una grandissima dimostrazione d’affetto. So tra l’altro che la maggior parte di voi si ritrova in incontri diciamo “conviviali” un paio di volte l’anno.
Il Lane conta, e potrà sempre contare sul supporto di tanti tifosi di fuori. Quando hai tradizione, una lunga storia – lo chiamano blasone – hai la responsabilità di scendere in campo anche per tutti quelli che abitando lontano, si identificano lo stesso in quelle strisce bianco rosse. Sobbarcandosi chilometri e non solo. Immagina lo sbigottimento generale, quando qui nella Bassa rispondo che tifo Vicenza. Mi chiedono: “Ok, ma dico in serie A, a chi tieni?” E allora ti tocca spiegare a milanisti, juventini, interisti che esiste qualcosa che va al di là del solo vincere. Che ci sono passioni che entrano nell’anima. E da lì non sanno più uscire. Che una piccola vittoria nostra, ha un sapore che nemmeno dieci delle loro riesce a darti. Che saper soffrire ti rende più pronto alla vita, anche in ambito sportivo. Il calcio è questo. Senza retorica: milioni e divi hanno fatto il loro tempo. Sono noia che t’ammazza! Va detto, poi, che ormai noi di fuori possiamo contare sulla calda accoglienza di chi come te fa gli onori di casa quando si viene al Menti. E allora la partita è solo uno sfondo nel contesto di una giornata serena, trascorsa in amicizia. In occasione dei playoff è stato bello ritrovarsi in tanti, ognuno con la sua storia, il suo aneddoto, legato ai tanti anni di militanza laniera.

Anche a te, caro Paolo, la domanda che tutti mi chiederebbero di farti: perché c’è qualcuno che tifa Vicenza a Turano Lodigiano, quando a cinquanta km ci sono Inter e Milan?
Cara Anna, credo che la fede per una provinciale, seppur Nobile, possa nascere nei non vicentini per i passati risultati sportivi, per il desiderio di non essere omologati a gli altri tifosi delle “grandi” o per semplici motivi cromatici e di simpatia. Venendo da una famiglia bergamasca, tutti atalantini, a sei anni ho avuto il rifiuto verso i colori nero azzurri. Nel ’77-78 fu troppo facile innamorarmi della squadra che nelle tv in bianco e nero spopolava per il suo gioco e quel fantastico secondo posto. E sulla raccolta Panini, quel nome originale, Lanerossi, quei colori bianco rossi, mi ammaliarono. Non tradii più la causa. Anche se retrocessioni e anni di C resero la mia scelta difficile, seppur sempre più solida e convinta. Ripagata poi con gli interessi da quella magnifica Coppa Italia e dalla corsa europea dell’anno successivo.

I ricordi belli sono la consolazione della vita, dicono. Quando però per trovarne uno bisogna andare così indietro nel tempo è più che altro triste e deprimente. Tanto per fare un esempio, qual è l’ultimo ricordo piacevole che hai nel cuore, l’ultimo Vicenza che ti ha fatto tornare a casa contento?
Nel passato recente, come per qualsiasi tifoso biancorosso, solo delusioni brucianti. Infatti, anche se ancora di sconfitta si parla, torno al 30 aprile 2004. Giocavamo a Bergamo, per me significa derby in famiglia. Due fratelli “invasati” mi attendevano al varco. Il Vicenza di Iachini disputò un bella partita contro una dea proiettata alla A. Partii dalla Valle d’Aosta, dove mi trovavo, per raggiungere lo stadio. Come sempre lunga trasferta per il Lane. Passai da una fitta nevicate in Vallee, alle miti temperature primaverili di Bergamo. Ce la giocammo davvero bene, con grinta e un gioco che nel proseguo degli anni non mostrammo più: finì 3-2 per loro, ma videro i sorci verdi, passando dal 2-0 al 2-2. Una delle ultime stagioni dignitose.

So che sei un grande frequentatore del forum “Forzalane.net”, creato tra l’altro dal tuo amico Stefano. Cosa significa questo punto di incontro per voi “fratelli biancorossi”che vivete il tifo in maniera diversa da tutti gli altri?
Ho scoperto tardi il sito. Solo quattro anni fa. E con esso la passione di molti altri lombardi limitrofi per il Lane. Con noi anche siculi, pugliesi, romagnoli. Non smetterò mai di ringraziare Ste. Ho trovato una famiglia di “foresti”, che rende la lontananza e la solitudine del tifoso distante, condivisa e pertanto più sopportabile. Immagina che da bambino prima, ragazzo poi, l’unica fonte di notizie, negli anni bui della C, era il televideo! Avendo arbitrato calcio per vent’anni, la domenica dovevo tornare a casa, accendere la tv, pagina 214, e mentre il televideo caricava, augurarmi di vedere un risultato positivo. Ora con la tecnologia, cambia tutto. In tempo reale sappiamo cosa succede in via Schio, nulla per la verità, o chi si affatica in allenamento. Ma il valore aggiunto è sapere che non sei un marziano: ci sono tanti altri come te che soffrono per le vicissitudini del Lane.

Dalle notizie degli ultimi giorni sembra che questa volta ci sia l’interessamento di una cordata italo-svizzera e sul social impazzano gli hashtag per stimolare ed accelerare la vendita del Vicenza. Tu cosa ne pensi?
Ho partecipato con piacere alla manifestazione in rete: sia Facebook che Twitter. Significa essere almeno vivi e non consenzienti. Poi sull’efficacia, nutro dubbi. Così come sull’ennesima misteriosa trattativa. In fondo al cuore uno spera sempre sia la volta buona. Ma l’attuale proprietà vuole un acquirente con dei connotati precisi, che sul mercato non esiste. Soprattutto mi pare che certa situazione debitoria rappresenti un piombo al collo che temo possa trascinarci a fondo definitivamente. Personalmente non condivido l’opinione secondo la quale un fallimento sia la naturale via salvifica. Conosco la D e l’Eccellenza per lunga militanza arbitrale. Sono habitat sconosciuti, per fortuna al Vicenza. Non li augurerei al peggior nemico.

Forza Paolo, ti do la solita bacchetta magica: scegli undici giocatori, un allenatore e un presidente ideali e fai scendere in campo il tuo Lane dei sogni.
Non sono uno che con le formazioni è molto bravo. Nemmeno mi cimento con quella della nazionale durante i mondiali. Chiedo deroga: cito quei personaggi che mi hanno irreversibilmente attaccato a questa maglia più di altri. Facendomi sentire orgoglioso di tifare Lane: G.B. Fabbri, Giorgi e Guidolin. Delle Carbonare. Poi, chiaro, Rossi, Carrera, Baggio, Rondon, Nicolini, Fortunato, Lopez, Di Carlo, Sterchele, Viviani, Otero. Dal 2000 in poi, solo González e l’indimenticato Piermario. Segue tristemente il nulla.

Grazie Paolo, è stato un piacere chiacchierare con te. Ci vedremo di sicuro almeno in un paio di trasferte lombarde l’anno prossimo. Vuoi mandare un saluto a qualcuno in particolare?
Sì. Alla dirigenza. La prossima, però. Benvenuti!

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Un Commento

  • Stefano ha detto:

    Bella intervista, piena di cuore e passione. Ottimo il ricordo di Morosini. Come atalantino, però, devo dire che non ricordo nessun sorcio verde, nel 2004 a Bergamo contro di voi…
    Li ho visti al Menti, spesso, quei sorci…

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