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A Vicenza una volta sono arrivati persino i russi. Si erano dati appuntamento dal notaio per le firme ma si narra che il “Dott. Cav. Lav.” Sergio Cassingena aveva cambiato idea all’ultimo, facendo saltare tutto. Era il 2011. La lunga ed estenuante telenovela sul cambio societario (definita “infinita” già due anni fa) è terminata solo il 30 maggio 2016. Ma prima, alle porte di via Schio hanno bussato in tanti.

Imprenditori e cordate più o meno serie, vicentini e foresti, da Roma a Mosca, passando per Pristina e Giacarta. Nessuno è mai riuscito ad acquistare il Vicenza Calcio. Un po’ perché la situazione debitoria con il passare degli anni è diventata via via sempre più disastrosa; un po’ perché gli intrighi erano tanti e capire chi ci fosse davvero dietro Finalfa srl (per la verità soci coperti da società fiduciarie del tutto legali n.d.r.) sarebbe stata impresa impossibile anche per il detective di Dan Brown. Mettiamoci poi che Sergio Cassingena, fino a quando è stato messo con le spalle al muro, di vendere il suo (e del figlio Dario) giocattolo forse non ne aveva realmente intenzione.

Per l’esasperazione dei tifosi il cambio societario è stato l’argomento centrale degli ultimi anni in cui di soddisfazioni sportive (stagione 2014-15 a parte) non se ne sono viste. Basti pensare ai 24.168 commenti nelle 806 pagine del topic “cambio societario” sul forum Magicolane. Gli anni in cui lo stoico tifoso biancorosso ha visto piccole squadre senza blasone espugnare il glorioso Menti come se fosse un qualsiasi campetto di periferia. Gli anni in cui lo spettro del fallimento ha aleggiato fino a pochi mesi fa. Gli anni delle retrocessioni in Serie C e delle promozioni arrivate solo grazie al tribunale.

Per ricordare tutte le inutili trattative per il cambio societario basta scorrere l’archivio di Biancorossi.net. Perdonateci se qualcuno ci sfuggirà. In principio furono gli indonesiani. Tre imprenditori, un indiano e due indonesiani, con il senatore leghista Alberto Filippi nel 2010 trattarono l’acquisto del Vicenza. Nessun lieto fine.

Anche per l’ingerenza di un rivale: e chi si scorda di Angelo Massone? L’avvocato romano di origini napoletane nel curriculum aveva l’esperienza fallimentare alla guida del club scozzese del Livingston. Bastò questo ai tifosi biancorossi per fargli capire che non era gradito. L’avvocato cercò di accattivarsi la loro simpatia iscrivendosi al sito magicolane.com arrivando a sottoporsi alle domande dei tifosi. La trattativa, andata avanti a fasi alterne per anni, si arenò tra le minacce di querela tra Massone e Finalfa Srl. Non hanno avuto maggior fortuna nemmeno Paolo Di Stanislao o le coppie Massimo Masolo-Luca Moretti e Pietro Magaddino-Giulio Di Palma mentre Lino Diquigiovanni il suo personalissimo “Real Vicenza” è arrivato persino a costruirselo in casa pur di non avvicinarsi a via Schio.

I russi, dicevamo. Nel 2011 la trattativa era a un passo dalla felice conclusione. Il magnate in questione era Oleg Deripaska, secondo la rivista statunitense Forbes uno degli oligarchi più ricchi della Russia. Ad accompagnarlo a Vicenza Maurizio Soloni, ex presidente del Montichiari. L’accordo fu trovato ma Cassingena, così si narra, diede buca all’ospite russo pronto con la penna in mano dal notaio.

Autunno 2012. Come dimenticare i pantaloni a quadri di Rino Dalle Rive? Il patron del Marano (oggi Altovicentino) scaldò il cuore dei tifosi, forse illudendoli più del dovuto. Annunciò di volere a tutti i costi il Lane, ma che da solo non poteva farcela: “Servono almeno sette od otto soci. Oggi sono quattro, se ne trovo solo uno o due sono pochi: c’è un club da risanare, il centro di Isola, un settore giovanile da ristrutturare, troppi oneri per un gruppo ristretto”. Dalle Rive di soci non ne trovò e anche questa trattativa fallì.

Nel 2013 il Vicenza sarebbe potuto passare nelle mani di Stefano Bonacini, titolare della azienda di abbigliamento Gaudì e maggior azionista del Carpi. Ma i biancorossi retrocessero in Lega Pro e, come da accordi presi, l’imprenditore rinunciò all’acquisto. “Bonacini tenterà di salire in serie B con il suo Carpi”, scrivemmo su questo sito. Il Carpi di Bonacini intanto è arrivato in serie A. In seguito si verificò quindi l’interessamento (soprattutto per il business del nuovo stadio) di altri imprenditori russi legati allo Zenit San Pietroburgo, allenata allora da Luciano Spalletti. Ma la cosa morì lì.

Più concreta fu invece la cordata svizzero-kosovara. Le estati del 2013 e del 2014 verranno ricordate per i leggendari viaggi di Tiziano Cunico, l’uomo incaricato di vendere la società da Cassingena. Hamdi Mehmeti, imprenditore svizzero di origine kosovara, e il socio camerunense Pierre Mbock, provarono l’assalto al Vicenza. Memorabili due avvenimenti. Il viaggio di Cunico a Pristina, accompagnato dal commercialista Ippolito Gallovich, nel giugno 2013. Dal Kosovo arrivarono notizie di fumata bianca ma poi… sfumò tutto. La trattativa proseguì a passi di lumaca. A novembre Mehmeti (ecco l’altro avvenimento da ricordare) si presentò a Vicenza per un aperitivo in piazza con i tifosi. Pare che nemmeno mise mano al portafoglio per offrire… Brutto segno. E infatti sfumò tutto definitivamente ad aprile. Con il senno di poi, meglio: basti pensare ai guai giudiziari di Mehmeti (arrestato per bancarotta) e la loro brevissima e disastrosa esperienza alla Triestina (acquistata nell’aprile 2014 e venduta pochi mesi dopo).

Ecco il turno della cordata svizzera. Secondo le indiscrezioni raccolte dalla nostra testata si trattava di una società di investimenti, la AFX Capital, leader nel trading e negli investimenti. Un anno dopo al viaggio di Pristina, giugno 2014, Cunico preparò di nuovo le valige: accompagnato da Gallovich e dal commercialista Antonio Segalla, volò a Ginevra. Ma saltò tutto anche stavolta. Così come la trattativa con l’ex presidente del Varese Antonio Rosati, sostenuto da un gruppo di sette imprenditori vicentini. Con polemiche annesse.

Il Vicenza è davvero invendibile, la rassegnazione è quasi di tutti, tifosi e addetti ai lavori. Nel frattempo lo spettro fallimento si fa sempre più concreto. Tanto che nella stagione 2014-15 c’è il rischio che a tagliare le gambe ai biancorossi lanciati clamorosamente verso i playoff, arrivi la penalizzazione per il mancato pagamento degli stipendi di aprile. Rischio scongiurato: ecco che spunta Vi.Fin., società di imprenditori vicentini sorta con lo scopo primario di aiutare il Vicenza Calcio a chiudere la stagione in corso senza incorrere in penalizzazioni e sanzioni. Il presidente Alfredo Pastorelli, presentando l’iniziativa (15 aprile 2015) afferma: “ Intanto inizieremo ad entrare in contatto e ad interagire con l’attuale società, considerato che abbiamo acquisito anche un piccola percentuale di quote di Finalfa Srl, ma è chiaro che almeno fino a fine stagione potremo operare più una funzione di controllo che decisionale, anche se ribadisco che l’intento è quello di andare ad acquisire la totalità delle quote di Finalfa Srl e di gestire il Vicenza calcio andando a prendere in mano le redini del comando. Ma perché questo accada devono succedere tante cose, e quindi c’è molto lavoro che ci aspetta ”. Ma i tifosi, abituati a continue delusioni, al cambio societario (quasi) non ci credevano più. E invece, un anno dopo…

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