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1.099.455 calciatori, 24.706 tecnici, 34.765 arbitri, 235.676 dirigenti e oltre 1600 partite giocate di media ogni giorno: questa l’enorme mole del calcio in Italia. La FIGC insieme all’AREL e alla PwC ha illustrato oggi il ReportCalcio 2016, una sorta di censimento del calcio italiano finalizzato a rendere migliore, più moderno e competitivo il proprio risvolto economico con società e campionati che sempre più si allineano a dinamiche delle società multinazionali. Nella dettagliata fotografia dello stato economico-finanziario del calcio italiano c’è spazio anche per qualche istantanea sulla serie cadetta.

La Serie B (21 su 22 i bilanci analizzati) mostra segnali contrastanti: da una parte negli ultimi anni il conto economico si è appesantito, dall’altra -contrariamente a quanto accade nel resto del calcio professionistico nostrano- la situazione patrimoniale e finanziaria appare stabile. Cresce il risultato netto negativo che passa da 74,4 a 90,8 milioni con la perdita media per club che è ora di 4,3 milioni. Da sottolineare che l’Ebitda, ovvero l’indicatore della gestione operativa, è negativo per 24,1 milioni. In media il 40% dei ricavi arriva dai diritti radiotelevisivi, il 15% dalle plusvalenze per la vendita dei giocatori, un altro 15% dagli sponsor e solo il 10% dal prezzo dei biglietti per lo stadio (riempiti solo per il 41%). Tra le voci di costo la fa da padrona quella per il personale con gli stipendi che comprendo circa il 50% delle uscite, nonostante le norme limitative introdotte dalla Lega di B. Il patrimonio netto medio resta positivo ma scende da 3,1 a 2,3 milioni e l’indebitamento medio per club passa da 24,5 a 14,1 milioni (dato influenzato da promozioni e retrocessioni).

Interessante notare come la retrocessione dalla Serie A alla Serie B abbia un impatto economico negativo inferiore rispetto all’impatto economico positivo della promozione dalla B alla A. In caso di retrocessione in B infatti, il valore della produzione medio scende di 15,8 milioni e il risultato netto peggiora per 4,8 milioni, con il “paracadute” che la fa da padrone. In caso di promozione in A, il valore della produzione medio cresce di 23,3 milioni e il risultato netto di 4,9 milioni a conferma che la massima serie è un toccasana non solo per la gioia dei tifosi.

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