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Editoriali

Luigi Arena se n’è andato dallo stadio… (di Alberto Belloni)

Da 2 Novembre 2011 - 08:18Non Ci Sono Commenti2 min leggere

Se c’è stato un erede paragonabile all’indimenticabile Giovanni Zambotto, questo è stato lui.
Stesso carattere sanguigno, stessa oratoria appassionata, stessa fede incrollabile. Un presidente che si è fatto carico del Centro di Coordinamento in un momento difficile della storia del tifo organizzato, cercando di combattere una china associativa che sembra inarrestabile a tutte le latitudini.
Per tenere uniti i ranghi, Gigi Arena ha percorso migliaia di chilometri, assicurando la sua presenza ai quattro angoli della Provincia, ad ogni riunione importante, ad ogni cena, ad ogni ricorrenza.
Pur non avendo mai aderito alle crociate anti Cassingena, è stato talvolta una voce critica. Ma i suoi erano sempre mugugni costruttivi, perché prima di tutto, diceva, viene la storia del Vicenza Calcio, che supera i presidenti, i direttori e persino i giocatori.
L’ho incontrato venerdì, alla presentazione del mio ultimo romanzo, al Teatro S. Marco. Mi si è avvicinato sorridendo, assieme al suo fido Mietto e mi ha stretto la mano. Non abbiamo parlato del libro, non ce n’era il tempo. Mi ha solo ribadito l’invito ad essere presente alla cena del Clubs di dicembre e mi ha ricordato la promessa di presentare anche quest’anno la “sua” Befana Biancorossa, all’Astra.
Sì, ci sarò di certo, Presidente. Anche se sarà una Befana triste. Cercheremo di fare in modo che i bambini degli Istituti non se ne accorgano, perché la vita continua, con la sua forza inarrestabile.
Credo che il Vicenza giocherà la prossima partita con il lutto al braccio, per ricordarlo. Ma se l’orgoglio per la maglia, la fedeltà al blasone, l’onore sportivo valessero ancora un soldo,  Zanchi & C.  saprebbero che esiste qualcosa in grado di onorare l’avvocato Arena assai di più di qualsiasi minuto di raccoglimento.
“Undici leoni!” griderebbe lui, con il consueto tono stentoreo, da una poltroncina di tribuna, sabato malinconicamente vuota.
Di una cosa sono certo. L’applauso del popolo del Menti ci farà commuovere tutti.
Troppi ricordi, troppe battaglie comuni.
Ciao, Gigi!

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Articolo scritto dalla Redazione di Biancorossi.net

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